Il nuovo governo laburista britannico ha annunciato l'intenzione di abbandonare, a scadenza di contratto, il controverso centro di detenzione per migranti “Bibby Stockholm”. La nave alverare acquisita dai precedenti esecutivi Tory per tenere sotto sorveglianza fino a 500 irregolari soggetti a potenziali provvedimenti di espulsione. La chiatta, ancorata al largo del Dorset, nel sud dell'Inghilterra, è tuttora in parte occupata da migranti, malgrado le proteste di residenti locali e di organizzazioni umanitarie che l’hanno equiparata a una «prigione galleggiante». E malgrado le denunce di problemi igienico-sanitari, nonché la morte di un recluso, nel dicembre scorso, indicata da alcuni attivisti come un suicidio. «Il contratto non sarà rinnovato», ha reso noto Angela Eagle, responsabile della Sicurezza nel gabinetto di Keir Starmer, in una nota consegnata al Parlamento dopo la tradizionale riunione del Consiglio dei ministri del martedì. Nel testo vengono contestati i calcoli dei precedenti governi conservatori secondo i quali la nave-alloggio avrebbe potuto alleggerire le casse pubbliche da una parte delle pesanti spese di mantenimento in hotel e pensioni dei richiedenti asilo o irregolari impegnati in ricorsi legali.

La decisione fa parte di un pacchetto più vasto di misure che, secondo il nuovo esecutivo, dovrebbe consentire di risparmiare a regime, «entro dieci anni», 7,7 miliardi di sterline (circa 9 miliardi di euro). Il nuovo corso comprende anche la revoca già ufficializzata del cosiddetto piano Ruanda. «Siamo determinati a rimettere ordine nel sistema d’asilo, affinché esso funzioni in maniera rapida, ferma ed equa, attraverso regole che siano imposte effettivamente nella realtà», ha scritto Eagle, la quale, però, si è impegnato a una linea di rigore su quei rimpatri. Una politica decisa che Starmer ha promesso di voler attuare concretamente, senza iniziative-manifesto.