Giordania. Suhad: «In prima linea con le spose bambine»
Adolescente giordana ad Amman
“E’ una questione vitale. Nel senso letterale del termine. Le gravidanze precoci sono la principale causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni. E, spesso, le baby spose – e dunque le baby mamme – sono molto più piccole”. Suhad Ahmad Ali ha dedicato gli ultimi tre decenni alla difesa dei diritti dei bambini. Prima degli orfani dei soldati giordani impegnati nella guerra contro Israele. Poi, il campo di azione di questa donna di 51 anni si è allargato: dal 2005 collabora con Terre des Hommes Italia per combattere i matrimoni precoci e la violenza sulle bimbe. Giordane e rifugiate.
La nazione dei rifugiati
Secondo i dati dell’Agenzia Fides, il Paese ospita il più alto numero di profughi al mondo: 2,7 milioni di persone, in buona parte fuggite dalla guerra in Siria. Spesso gli sfollati sono ospitati in enormi campi, in condizioni quantomeno precarie. “Proprio queste ultime hanno determinato un incremento dei matrimoni precoci. Le famiglie danno le figlie adolescenti in sposa ai locali nell’illusione di proteggerle dalla povertà, dall’insicurezza, dalla precarietà”, racconta Suhad, sociologa molto nota in patria, in Italia in questi giorni con Terre des Hommes.
Il dramma delle baby-profughe
Il rimedio si rivela peggiore del male. Uno studio Unicef rivela che, nel 16 per cento dei casi, i mariti hanno 15 o più anni della moglie. Quest’ultima viene spesso considerata una sorta di schiava, senza diritti né voce in capitolo. Eppure il fenomeno cresce. “Se, prima del conflitto, i matrimoni precoci erano meno del 13 per cento del totale ¬– dice Suhad - ora sono almeno 35”. Fenomeno in aumento anche fra le giordane
Fenomeno in aumento anche fra le giordane
Negli ultimi anni, si è notato un preoccupante aumento dei matrimoni precoci anche nelle famiglie giordane. Il 19,7 per cento delle spose ha tra i 15 e i 17 anni. “Il limite di età per sposarsi è 18 anni. La legge, però, prevede deroghe. In caso di miseria o morte dei genitori, le ragazzine possono convocare a nozze dai 15 anni”, sottolinea la sociologa. Con la recente crisi economica, si sono incrementate le richieste delle famiglie. E la disponibilità dei giudici a concedere delle eccezioni.
Prevenzione e riforme
“Sensibilizzare i genitori è fondamentale: spesso i parenti credono sinceramente che sia un bene far sposare una minore”, aggiunge Suhad. Altro punto cruciale secondo gli attivisti è una modifica della legge. “Chiediamo che il limite dei 18 anni per sposarsi sia tassativo. C’è stati un intenso dibattito sulla questione. Il governo non è, però, ancora arrivato a una soluzione. Il tempo, però, stringe. Dobbiamo fare in modo che le bambine possano giocare e studiare prima di diventare mogli”.
La campagna di Amnesty International Italia «Mai più spose bambine»
Giorgia ha 10 anni e Paolo 47 anni hanno inscenato in piazza di Santa Maria in Trastevere a Roma un banchetto nuziale per denunciare la pratica dei matrimoni precoci e forzati. Gli invitati alle nozze, attivisti di Amnesty International Italia, tra cui il direttore generale Gianni Rufini, e partecipanti in abiti da cerimonia, si sono raccolti festosi attorno agli sposi per il taglio della torta e il brindisi finché non hanno scoperto perché alla sposa è stata sottratta l’infanzia.
Come aderire alla campagna «Mai più spose bambine» di Amnesty international?
Per bandire la pratica dei matrimoni forzati nel mondo, prevenire e proteggere le bambine e le ragazze sopravvissute alle violenza, e garantire maggiore accesso ai servizi sanitari e alle scelte rispetto al proprio corpo, fino al 12 novembre si può aderire alla campagna Amnesty International Italia inviando un SMS al 45523. Altre informazioni su www.amnesty.it/sms