Madrid. Spagna, l'eutanasia è legge. I vescovi: scelta contro la vita
Manifestazioni contro la legge sull'eutanasia a Madrid
A un anno dall’inizio dell’iter parlamentare, l’eutanasia è legale in Spagna, dopo che il Congresso ha approvato in via definitiva la legge che la depenalizza e la regola. Avgiugno sarà una «prestazione» del sistema nazionale di salute, che potrà essere richiesta dai pazienti maggiorenni, colpiti da «una malattia grave o incurabile» in uno stato di «sofferenza grave, cronica e impossibilitante, causa di una sofferenza intollerabile».
Dopo Olanda, Belgio e Lussemburgo, la Spagna diventa il quarto Paese in Europa, il settimo nel mondo dopo Canada, Colombia e Nuova Zelanda, dove la “morte assistita” è legale. Nel vicino Portogallo, una simile normativa approvata a gennaio dal Parlamento, è stata bloccata lunedì dalla Corte costituzionale. «Oggi siamo un Paese più umano, giusto e libero», ha twittato il premier Pedro Sánchez. Che ha ringraziato «tutte le persone che hanno lottato instancabilmente perché il diritto a morire degnamente fosse approvato». Innalzando palloncini a forma di cuore, a decine si sono concentrati sulla scalinata del Congresso, convocati dall’Associazione Derecho a morir dignamente. Mentre sui marciapiedi di fronte un gruppo di manifestanti incappucciati, agitando la falce della morte, urlavano slogan contro il governo, che «legalizza l’omicidio».
A loro si è avvicinato il portavoce di Vox al Congresso, Ivan Spinosa de los Monteros, che ha confermato la volontà di «derogare» la normativa e presentare ricorso alla Corte costituzionale. Come il Pp, Vox reclama una legge di cure palliative, che tuttavia entrambi i partiti non hanno ancora presentato.
Sulla legge spagnola che regola l’eutanasia sono intervenuti i vescovi attraverso il segretario generale della Conferenza episcopale del Paese iberico, monsignor Luis Argüello Garcia, vescovo ausiliare di Valladolid. “Una brutta notizia – ha subito commentato il presule –. E’ stata scelta la soluzione più semplice: per evitare la sofferenza si causa la morte di coloro che la subiscono, senza considerare che si può porre un valido rimedio ricorrendo alle cure palliative". Bisogna invece “promuovere una cultura della vita e fare passi concreti – afferma Argüello – per consentire un testamento biologico che permetta ai cittadini spagnoli di esprimere in modo chiaro e determinato il loro desiderio di ricevere cure palliative”.
La legge deve anche consentire, per il vescovo, la possibilità di esprimere la volontà chiara di non essere soggetti all'applicazione di questa legge sull'eutanasia e, da parte del personale medico, di dichiararsi obiettori di coscienza. Non bisogna mettere da parte la cultura della vita, ma, contro quella della morte, prendersi cura dei sofferenti, dei malati terminali con tenerezza, vicinanza, misericordia e incoraggiamento per tenere viva la speranza in quelle persone che sono nell'ultimo tratto della loro esistenza e che hanno bisogno di cure e conforto".
Anche l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato l'approvazione della legge sulla eutanasia in Spagna: "Alla diffusione di una vera e propria cultura eutanasica, in Europa e nel mondo, si deve rispondere con un approccio culturale diverso. La sofferenza e la disperazione dei malati - ha detto monsignor Paglia - non vanno ignorate. Ma la soluzione non è anticipare la fine della vita. La soluzione è prendersi cura della sofferenza fisica e psichica. La Pontificia Accademia per la Vita sostiene la necessità di diffondere le cure palliative, non l'anticamera dell'eutanasia, ma una vera cultura palliativa del farsi carico dell'intera persona, in un approccio olistico. Quando non si può più guarire, possiamo sempre curare le persone. Non dobbiamo anticipare il lavoro sporco della morte con l'eutanasia. Dobbiamo essere umani, - ha concluso - stare accanto a chi soffre, non lasciarlo nelle mani di una disumanizzazione della medicina o nelle mani dell'industria eutanasica".