Un silenzio che imbarazza, che pone domande, che a volte fa arrabbiare, magari anche arrossire. È il silenzio indifferente del mondo laico, dei mass media, della classe politica, di intellettuali, personaggi della cultura e dello spettacolo, tutti pronti a moraleggiare nei talk show e dalle piazze, eppure assenti di fronte alla catastrofe che investe il Corno d’Africa. Dove dieci milioni di persone stanno morendo. Letteralmente. Di sete, di fame, di stenti. Un silenzio nel quale hanno echeggiato forti solo le parole del Papa e le diverse forme di solidarietà concreta della Chiesa, la stessa che si incontra viaggiando nelle lande più misere del mondo: dove il rischio ha indotto anche i più coraggiosi a fare le valigie, resta sempre un missionario, una suora, un medico armato di Vangelo. E i laici che fanno? «È vero, di fronte a una forte risposta dei credenti e dei religiosi, il mondo laico risulta molto più assente – analizza
Piero Angela, con lo stile che gli è proprio –, ma ci possono essere varie ragioni: tutti i giorni emergono nuove emergenze, per cui i governi oltre a proclami e gesti simbolici hanno difficoltà a fare interventi reali. Da parte cristiana, poi, la visibilità e la presenza sono molto più evidenti perché è attiva una grande rete di sostegno che il mondo laico non possiede, fatta di associazioni, missionari, religiose», anche se esistono filantropi ed eroi del quotidiano pure tra i laici, «basti pensare a medici e volontari, dei quali sentiamo parlare solo quando vengono rapiti o uccisi», sottolinea il popolare divulgatore scientifico. L’indifferenza all’appello dell’Onu e del Papa deriverebbe poi dalla 'lontananza' dell’Africa, vicina solo se si parla di turismo: «Contano l’oggi e l’io, il futuro e l’umanità non interessano quasi», avverte Angela. Una regola quasi matematica, che però non vale quando entra in scena la variabile della fede. Una marcia in più, dunque? «Sì, ma non solo quella religiosa, molte ong sono animate da una fede laica nella giustizia e nella redenzione del mondo». «La Chiesa ha il merito di mettere il dito su tante piaghe, non solo la fame o l’Africa – sostiene il giornalista
Marco Travaglio –, penso all’appello per l’acqua pubblica o contro tutte le guerre senza distinzione, ma anche alle parole del Papa contro la corruzione e per la moralità pubblica. Tra l’altro Benedetto XVI, forse perché tedesco, ha un’attenzione fortissima per l’ambiente e il rispetto del creato... Eppure questi suoi interventi vengono sottaciuti o comunque non enfatizzati come altri con cui io, credente laico, non sono d’accordo, ad esempio sui preservativi ». Se dunque la nostra società resta sorda e cieca, è anche «colpa di come la stampa italiana gestisce l’informazione religiosa, con gli appelli del Papa minimizzati quando non fanno comodo alla politica». La Chiesa ha un «ruolo enorme», anzi, «spesso è la sola a far fronte a devianze, tossicodipendenze, emergenze che spetterebbero allo Stato. Il quale invece demanda e vien meno ai suoi doveri». «Sono d’accordo, i laici hanno i loro gravi torti, lo si tocca con mano», afferma il filosofo, Accademico dei Lincei,
Emanuele Severino. Non ci sta, però, a vedere tutto oro nella generosità della Chiesa: «C’è sì una presenza caritativa dei credenti che contrasta fortemente con la assenza quasi totale del mondo laico, ma questo rileva anche la disponibilità di un consistente patrimonio economico che rende possibile tale impegno caritativo». Non solo: «Nella realtà laica non esiste una figura analoga ai missionari, che sono un 'corpo' vero e proprio, 'reclutato' per fare del bene nel mondo». Dietro a questi, vale la pena ricordargli, ci sono però uomini in carne ed ossa, e la loro scelta di donarsi... «Ama il prossimo tuo come te stesso dovrebbe essere caratteristica di tutti, è vero – riconosce il filosofo – , ma lo stesso Gesù, dicendo questo, non era ottimista: sapeva che l’amore per se stessi è il fondamento col quale ci si deve confrontare per rapportarsi con il prossimo». Una deriva 'laica' che tende sempre a prevalere sulla nostra natura umana. «La colpa non è tanto del mondo laico, ma di quello dell’informazione, che ha le sue regole. Anzi, la sua mancanza di regole – interviene il matematico
Piergiorgio Odifreddi –: si bada al futile e non ai veri problemi». Un esempio: «In Italia ogni giorno ci sono 300 morti per tabacco e alcol, una strage di 120mila persone l’anno a vantaggio del Monopolio di Stato, ma tutti se ne infischiano. Così anche dieci milioni di morti che vuole che siano?». Eppure ci deve essere un motivo, insistiamo, se molti credenti rispondono concretamente, in prima persona, al grido che viene dal mondo povero. È il Vangelo che fa la differenza? «Forse l’ottusità di certo mondo laico è sintomo della secolarizzazione – ammette il matematico –, ma lo stesso input arriva anche dai testi sacri di altre religioni». C’è poi da mettere in conto un senso di impotenza «che ci prende sapendo che tanto nessuno di noi può risolvere la fame nel mondo. Solo la politica può cambiare le cose, ma individualmente cosa possiamo fare? O parti e fai il missionario e il medico senza frontiere, oppure che cosa fai?». Eppure, diceva Madre Teresa, il mare è fatto di milioni di gocce: non sa di alibi, allora, la risposta del matematico? «Forse è invece coscienza dei propri limiti», sorride. Poi sogna anche lui, «un mondo meno iniquo, dove i beni della terra vengano distribuiti dove c’è bisogno». Che senza volerlo stia citando il Vangelo? «Sono più ispirato da Socrate, ma anche Cristo non mi dispiace». La pensa diversamente
Alessio Boni, attore molto amato dal pubblico televisivo, per il quale «ogni coscienza personale potrebbe davvero cambiare le sorti dell’umanità ». Il suo è un appello concreto a un piccolo sacrificio, «tre caffè in meno al mese, vi assicuro che non moriamo ma riusciamo a mandare tanti di quei fondi! Purché con costanza ». Quella costanza «che nessuno ha più perché pensa che il pianeta finirà con la sua morte», denuncia l’attore. Che odia il buonismo a breve gittata: «Sa perché con lo tsunami in Thailandia c’è stata tanta solidarietà? Perché è avvenuto il 26 dicembre, quando tutti si era ancora buoni per il Natale. In Giappone è accaduto in marzo, e chi se n’è fregato?». Dieci e lode alla Chiesa dal giornalista
Piero Sansonetti, zero ai laici: «Abbiamo una colpa cui vorrei rispondere con un silenzio di vergogna. Avverto in modo netto la superiorità morale dei cattolici, nonostante io sia in polemica feroce verso la Chiesa per molti altri aspetti... La generosità al di fuori della fede la vedo sempre meno, nella nostra epoca i soli valori sono successo e competizione, necessariamente in contrasto con la solidarietà ». Che poi è un termine già di per sé sbagliato: «La vita di dieci milioni di persone non è questione di solidarietà ma di diritto assoluto. Se nego il quale, non è che sono egoista, sono ladro. Ladro di vite, e quindi assassino». «Oggi siamo tutti egoisti, ma soprattutto presi da un senso di impotenza», allarga le braccia l’astronoma
Margherita Hack, che trova «ammirevoli » missionari e religiosi, anche se in fondo «fanno il loro 'mestiere', per così dire. Che prete è se non spende la sua vita per i deboli? Questo chiede il Vangelo». Il che, sottolinea, non esime il laico dal fare altrettanto, «anche se per lui non è facile buttarsi tutto alle spalle e donarsi agli altri». «Della religione – è comunque certa – non c’è alcun bisogno, l’amore per il prossimo è vocazione indipendente dall’idea di Dio». Eppure ai margini più miseri dell’umanità, chini sul fratello sofferente, si trovano quasi sempre persone di fede... Il dato è incontrovertibile e l’astronoma non lo contesta, ma nemmeno lo spiega: «La scienza non mi dà queste risposte».