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SOMALIA. La corsa di «Agire» accanto ai disperati per combattere fame, miseria, malattie

Paolo Lambruschi venerdì 29 luglio 2011
Durante la preghiera di oggi, le milizie di al-Shabaab nella moschea di Jowar, nella regione somala del fiume Scebeli, lanceranno ancora una volta il “jihad”. E poi cercheranno casa per casa i ragazzi dai 14 anni di età per spedirli forzatamente a Mogadiscio a combattere le forze del governo di transizione. Fame, miseria e violenza. È la situazione nel centro a 90 chilometri dalla capitale somala, uno dei più colpiti dagli ultimi sei mesi di siccità e carestia. Qui Intersos, una delle nove Ong italiane del network Agire – che impegna nel Corno d’Africa oltre 1200 operatori – tiene aperto un ospedale regionale con 87 posti letto, quattro medici e quattro centri salute. Ieri Agire ha lanciato un appello per squarciare il velo dell’indifferenza. «Sei mesi di carestia e siccità hanno stremato la popolazione – testimonia A., operatore umanitario somalo di Jowar che chiede l’anonimato per evitare ritorsioni dalle milizie legate ad al-Qaeda –. Molti hanno perso tutto, raccolti e bestiame». All’ospedale di Intersos hanno visto morire troppe persone, soprattutto bambini, a causa della denutrizione. I tassi di malnutrizione acuta e denutrizione nella regione superano infatti il 50 per cento. «Jowar – prosegue A. – è divenuta oggi la meta di tanti disperati, attirati dal fiume. Ma altrettanti sono ripartiti per fuggire dalla violenza e dalla fame in Kenya». Intanto sul campo, nonostante il pericolo della guerra, le Ong di Agire continuano a combattere fame e malattia. Nelle città di Afghoy, Er Irfid e Baidoa Intersos dispone di 11 team sanitari con cliniche mobili a supporto dell’ospedale di Jowar. Gli operatori distribuiscono beni di prima necessità, in particolare supporti nutrizionali, kit per l’igiene personale e la cucina. Nei campi profughi di Medina Dharkenley, a Mogadiscio, Cesvi – altro componente del network di Agire – ha attivato programmi di vaccinazione e distribuzione di cibo per i più vulnerabili. Anche Cisp, a Galmudug e Mogadiscio, realizza screening e supporto nutrizionale per i bambini fino a 5 anni, scava pozzi e distribuisce acqua potabile.A Bey, Gedo e Middle Juba, Coopi distribuisce cibo e sementi per la ripresa di attività agricole nel medio periodo e fornisce supporto ai centri sanitari locali. Infine Vis, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, Ong promossa dal Centro nazionale opere salesiane, opera nella parte orientale dell’Etiopia lungo il confine con la Somalia, area di confine dove gli equilibri sono molto delicati, terra di approdo di migliaia di somali in fuga da carestia e siccità. Cui va ridata una speranza.