ROMA
Tanti falsi allarmi e un medico ricoverato ma solo in via strettamente precauzionale. Questa la situazione in Italia sul fronte ebola. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta ieri al Senato, ha ribadito che nel nostro Paese la situazione è sotto controllo e che non ci sono motivi
di allarmismo.
«Le numerose segnalazioni di casi sospetti, dovute anche a un sistema di allerta attivato nel Paese, sono state oggetto di apposite indagini epidemiologiche e tutte hanno avuto esito negativo», ha spiegato Lorenzin. Nei punti strategici del Paese sono stati già installati presidi di controllo: sei medici sono attivi all’aeroporto di Fiumicino, sette a Malpensa. Le strutture preposte ai controlli sono gli Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera). In questi uffici, 12 centrali e 25 territoriali, lavorano 448 persone. «Inoltre – ha aggiunto il ministro – abbiamo avuto modo di effettuare 80mila controlli nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. I controlli sono stati fatti a bordo delle navi e a terra, e per questo è altamente improbabile che siano entrati in Italia migranti affetti da ebola». «La possibilità che tra i migranti che arrivano in Italia ci possano essere persone affette da ebola è molto basso – ha ricordato Lorenzin –. Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con materiali biologici dei pazienti e con il contatto indiretto con oggetti contaminati come gli aghi. Non c’è evidenza di trasmissione via area».
Secondo il ministro, l’Italia «è uno dei pochi Paesi europei che può garantire l’evacuazione dei cittadini» dalle zone dell’Africa occidentale colpite dall’epidemia. In Europa, ha precisato il ministro, «sono 244 le unità di ricovero ad alto isolamento disponibili», di cui un buon numero in Italia. Tuttavia, data l’esiguità di tali disponibilità, «è importante lavorare in loco, in Africa, anche per realizzare strutture che siano capaci di soccorrere pure gli operatori sanitari».
Quanto al medico ricoverato – in osservazione allo Spallanzani di Roma –, si tratta di uno specialista di Emergency rientrato recentemente dalla Sierra Leone. È stato spiegato che ha avuto «un’esposizione a bassissimo rischio» in Africa. Era asintomatico quando è arrivato, ed è asintomatico adesso. «Il periodo di osservazione – ha detto il ministro – terminerà il 21° giorno successivo a quello del contatto». Ventun giorni sono infatti il periodo massimo di incubazione del virus.