La storia. Thailandia, muore uno degli eroi che salvarono i ragazzi della grotta
Il Navy Seal Beirut Pakbara è morto per una rara infezione contratta durante il salvataggio
Il salvataggio dei dodici baby calciatori thailandesi intrappolati in una grotta commosse l'opinione pubblica mondiale un anno e mezzo fa. Ora, però, un'ombra turba il lieto fine. Beirut Pakbara, uno dei Navy Seal impegnato nei soccorsi, è morto per una rara infezione del sangue contratta nell'operazione. La Marina thailandese ha espresso «profondo cordoglio» ed è stata annunciata una promozione postuma da sottufficiale a tenente. La famiglia riceverà un risarcimento di 14mila euro, più i fondi raccolti da donazioni private con un conto aperto per l'occasione. Pakbara è il secondo Navy Seal morto nell'operazione di ripescaggio dei 12 “cinghialotti” - il nome della loro squadra - sopravvissuti per nove giorni assieme al loro allenatore prima di essere localizzati, e altri otto fino al ritorno alla luce. Un altro sommozzatore, Saman Gunan, aveva perso la vita per problemi respiratori mentre preparava il percorso per il salvataggio. Una statua in suo onore era stata eretta all'esterno della grotta nell'estremo nord della Thailandia, diventata nel frattempo una meta turistica visitata da oltre 1,3 milioni di persone. L'interesse suscitato dal rocambolesco ripescaggio ha cambiato in meglio la vita dei giovani calciatori, una volta che si sono rimessi in forze. Tutti provenienti da famiglie a basso reddito in quell'area di montagna, e alcuni dei quali allora apolidi in quanto appartenenti a minoranze etniche, i "cinghialotti" hanno fatto per settimane il giro del mondo venendo ricevuti come celebrità in programmi televisivi. In Thailandia, un mese fa è anche uscito un film ("The Cave") girato da un regista thai-irlandese. Un'altra mini-serie sulla storia, prodotta da Netflix, è attesa nel prossimo anno.