Ha fatto tappa anche a Bologna il tour italiano per la presentazione del nuovo Piano di azione nazionale di lotta alle nuove droghe proposto dal Dipartimento Prevenzione Antidroga. Il progetto, realizzato dal Dpa in collaborazione con il Ministero della salute, è stato illustrato nei dettagli ieri all’Università del capoluogo emiliano, insieme a una serie di aggiornamenti scientifici sulle cosiddette «smart drugs» – le droghe “furbe” – e sulla loro presenza e diffusione nel territorio italiano ed europeo. «Un fenomeno in continua evoluzione – ha dichiarato Giovanni Serpelloni, neurologo, capo del Dpa –. Ci sono sempre nuove molecole che servono a creare stupefacenti pronte a essere inserite nel mercato, sia per soddisfare nuove richieste da parte dei consumatori ma anche, e soprattutto, per eludere i controlli che vanno istituendosi nei vari paesi del mondo attraverso l’aggiornamento della normativa in materia». In parole povere, gli spacciatori all’avanguardia si inventano composizioni chimiche sempre diverse per fare in modo che i loro stupefacenti non rientrino nelle tabelle delle sostanze illegali. E, quindi, non possano essere sequestrati con relative conseguenze anche penali. «È in corso un dibattito all’interno della comunità scientifica e delle organizzazioni internazionali per tentare di definire ancora meglio queste nuove molecole. Il pericolo è – ha continuato Serpelloni – che diventino estremamente numerose data la possibilità di trasformare la struttura chimica delle attuali nuove droghe o sintetizzare analoghi in laboratorio, da poco dichiarati illegali, da parte di organizzazioni criminali ma anche di persone non particolarmente esperte nella produzione e nella sintesi chimica». Duecentottanta nuove sostanze registrate solo in Italia. Diverse migliaia in Europa. E se creare droghe è sempre più facile, anche metterle in commercio non è così difficile. «Esistono moltissimi siti on line in cui è possibile acquistare sostanze stupefacenti anche molto potenti con un clic e una carta di credito» – ha spiegato Adolfo Gregori, comandante della sezione Chimica, esplosivi e infiammabili del Ris di Roma. Il consumatore entra nel sito, spesso camuffato da portale di vendita di profumi da bagno, arredi da giardino o quant’altro, compra la droga che preferisce, la paga con carta di credito e la riceve comodamente a casa tramite corriere postale. «Naturalmente tutto ciò è tracciato minuziosamente dalle Forze dell’Ordine – ha precisato Serpelloni – e difficilmente gli spacciatori la passano liscia. Certo è che internet ha eliminato qualunque barriera spazio temporale, e se una droga è prodotta la mattina ad Amsterdam, è probabile che entro la prima serata sia stata recapitata con successo a Palermo». Dai siti registrati come singolo dominio, ai blog, passando per gli shop online e le pagine sui social network, gli utenti di tutto il mondo acquistano semi, si scambiano indicazioni circa la coltivazioni attraverso manuali «del buon spacciatore» e forniscono pareri sugli effetti delle diverse piante. L’analisi presentata, effettuata sui database accessibili degli enti istituzionali e delle aziende di settore, dimostra che il numero dei siti che vendono queste sostanze ha superato le 800mila unità, in forte aumento visto che nel 2008 erano appena, si fa per dire, 200mila. In crescita anche le pagine sui social network, sui forum o nei blog personali che trattano con entusiasmo l’argomento cannabis. «Aspetto molto grave – commenta severo Serpelloni – perché chi semina cannabis oggi, domani raccoglierà eroina».