Mentre
intorno ad Aleppo infuria ancora la battaglia i capi delle diplomazie di
Russia e
Usa,
Serghiei Lavrov e
John Kerry, discutendo al telefono del
conflitto siriano "hanno espresso la stessa visione sulla
necessità di cercare un rapido cessate il fuoco e assicurare
l'accesso per motivi umanitari a tutte le aree abitate
assediate". Lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo.
Inoltre, sempre secondo Mosca, le parti hanno confermato che la
risoluzione Onu sui negoziati tra Damasco e l'opposizione
siriana non prevede "condizioni preliminari o ultimatum".
Intanto
l'opposizione siriana fa sapere che parteciperà ai
colloqui di pace a Ginevra in programma il 25 febbraio. Lo
riferisce Al Arabiya News Channel. I continui bombardamenti delle città sotto il controllo dei ribelli sono tra i motivi addotti dall'opposizione siriana
all'inizio di questo mese per non collaborare ai colloqui di
pace, ma adesso hanno cambiato parere. L'opposizione ha però chiesto a Washington di fare pressione su Mosca per fermare gli attacchi aerei in Siria che hanno causato un elevato numero di vittime. Secondo
l'Osservatorio siriano per i diritti umani più di
500 persone (inclusi 23 bambini), tra cui decine di civili, sono
stati uccisi nella grande offensiva lanciata da Mosca a inizio
febbraio nella provincia di Aleppo.
Appello alla Turchia per i profughi in fuga
Dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati è arrivato un appello pressante alla Turchia, perché accolga i profughi in fuga dalla regione di Aleppo, ammassati alle sue frontiere. "Chiediamo alla Turchia di aprire i confini a tutti i civili in fuga dalla Siria". Aprire le frontiere e
consentire il passaggio delle decine di migliaia di siriani che scappano dai combattimenti ad Aleppo è l'appello rivolto ad Ankara dal portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), William
Spindler.
"La Turchia ha già accolto molte persone in pericolo e ferite. Tuttavia, a molte altre persone non viene permesso di oltrepassare il confine. Chiediamo alla Turchia di aprire i confini a tutti i civili
in Siria in fuga dal pericolo che hanno bisogno di protezione internazionale", ha detto Spindler. Che poi
ha anche sottolineato che l'Agenzia Onu comprende la preoccupazione delle autorità turche per "il possibile grande afflusso" di rifugiati nel Paese, che già ospita oltre 2,2 milioni di siriani.
Ma la Turchia risponde all’Onu con durezza
Il presidente turco Recep Tayyip
Erdogan punta il dito contro l'Onu dopo l'appello lanciato ieri
ad Ankara perché riapra il confine con la Siria, permettendo
così l'ingresso degli oltre 30mila rifugiati già fuggiti dai
raid ad Aleppo. "Ci state chiedendo di aprire le frontiere, ma
voi che cosa avete fatto finora?", ha attaccato Erdogan,
sostenendo che l'Onu ha dato alla Turchia 455 milioni di dollari
per i rifugiati, mentre Ankara ne ha speso 10 miliardi.
Ankara si rivolge alla Nato
La Turchia ha anche sollevato in occasione della riunione dei ministri della Difesa dell'Alleanza atlantica, la richiesta di un intervento Nato nel Mediterraneo per sostenere Ankara nella gestione dell'emergenza
profughi dalla Siria.
Non solo Aleppo
Oltre un milione di siriani vive sotto assedio dopo quasi cinque anni di guerra civile che dilania il Paese. È quanto sostiene il gruppo olandese Pax che, insieme al Syria Institute, ha diffuso un rapporto sulla situazione umanitaria in Siria. "I nuovi dati raccolti da Siege Watch mostrano che ci sono ben oltre un milione di siriani sotto assedio a Damasco, nella zona rurale di Damasco e nei
governatorati di Homs, Deir Ezzor e Idlib". "L'anno scorso ci sono stati pochi miglioramenti per i residenti sotto assedio dai militari siriani e milizie affiliate", si legge nel rapporto. Inoltre "i raid aerei russi e l'inizio di un altro inverno hanno esacerbato la crisi umanitaria, rendendo la necessità di una soluzione più essenziale che mai".
Colpito un ospedale di Medici senza frontiere
Medici senza frontiere (Msf) ha denunciato oggi che un raid aereo ha bombardato un proprio ospedale nel
sud della Siria con un bilancio di almeno
tre morti
e sei feriti. Lo riferisce la stessa associazione nel suo sito
precisando che il raid aereo, di non meglio precisati jet, ha
colpito nella notte del 5 febbraio scorso l'ospedale di Tafas a
circa 12 km dal confine giordano e che tra le vittime c'è anche
un infermiere. "Il raid ha anche danneggiato l'edificio che
ospita l'ospedale e ha mandato in tilt le ambulanze".