Si aggrava il bilancio dei bombardamenti compiuti stamani poco prima dell'alba su Aleppo dall'aviazione governativa siriana. Citati dai Comitati di coordinamento locali, i residenti dei vari quartieri colpiti riferiscono di 52 uccisi. Di questi, ben 23 erano bambini. Complessivamente, secondo i ribelli, i morti in tutto il Paese sarebbero più di cento.Una vera e propria “strage di bambini” che è stata documentata dal corrispondente della Cnn ad Aleppo in un video. Nove di loro, tra i 4 e gli 11 anni, sono morti quando le bombe hanno distrutto una abitazione nel quartiere al-Sharaa. I comitati locali parlano di altri 7 bimbi uccisi nel quartiere di Marjeh.
L'APPELLO DELLE ONG. «Bisogna fermare questo dramma, questa guerra dei bambinì che, nelle ultime settimane, proprio nei confronti dei più innocenti ha registrato numeri incredibili di morti sotto le bombe», commenta il portavoce dell'Unicef Italia, Andrea Iacomini. L'organizzazione si sta adoperando per aiutare sia i bambini che si trovano ancora nel Paese, sia coloro che si trovano nei campi profughi all'estero. «Che stanno scoppuando a causa di ingressi sempre più numerosi di famiglie disperate», dice Iacomini. «L'assurda morte di tanti bambini ad Aleppo è orrenda e totalmente inaccettabile», ribadisce Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, che chiede che sia consentito immediatamente l'accesso umanitario in Siria, «in modo da raggiungere le migliaia di bambini che vivono nel terrore e hanno urgente bisogno di aiuto, cure mediche e protezione». Save the children è presente nei campi profughi in Libano e Giordania dove, tra le altre attività, ha allestito spazi a misura di bambino dove i più piccoli possono svolgere, in un luogo sicuro e con il supporto di personale specializzato, attività ludico-educative che li aiutino a superare il trauma subito.
EMERGENZA PROFUGHI. Si stima che in Giordania siano già 160 mila i rifugiati accolti nei campi profughi allestiti dal governo in collaborazione con l’Alto commissariato delle nazioni unite. Sarebbero invece 37mila quelli che hanno trovato accoglienza dalla rete di parenti e amici in Libano. In entrambi i Paesi, le rispettive Caritas nazionali sono impegnate nell'assistenza ai profughi.Un grande sforzo umanitario economicamente dispendioso e destinato a continuare a lungo dal momento che non si vede ancora all’orizzonte una soluzione possibile alla crisi aggravata dall’intrecciarsi di questioni geopolitiche irrisolte della regione «Per questa ragione Caritas Ambrosiana ha deciso di sostenere l’impegno di Caritas Libano e Caritas Giordania, suoi partner storici, mobilitando i fedeli e i cittadini ambrosiani con una grande raccolta fondi che servirà a finanziare i progetti per far fronte all’emergenza profughi», si legge in una nota diffusa da Caritas Ambrosiana.