Le milizie fedeli al presidente Bashar al Assad impediscono a centinaia di famiglie di Banyas, porto sulla costa e teatro nella notte di un presunto massacro, di raggiungere Tartus, la principale città più vicina. Lo riferiscono testimoni citati dagli abitanti di Banyas e riunitisi nel comitato di coordinamento locale.L'esodo era cominciato all'alba dopo notizie di una strage di civili nel quartiere di Ras an Nabaa e nel vicino villaggio sunnita di Baida. Ma le milizie lealiste - secondo le fonti - controllano l'uscita meridionale di Banyas con posti di blocco. "Chi riesce a superare questo check-point - affermano i testimoni - è costretto a darsi alla macchia attorno all'autostrada per Tartus".In una allarmata nota di condanna la Farnesina dichiara che "i massacri perpetrati contro civili a Banyas suscitano orrore, e testimoniano in termini drammatici il livello di violenza raggiunto dal conflitto in Siria, che continua a mietere vittime innocenti, anche fra le donne e i bambini". "I costi umanitari di una spirale di violenza della quale il regime è responsabile - si sottolinea - hanno assunto proporzioni intollerabili".Intanto fonti israeliane citate dal quotidiano
Haaretz hanno confermato il raid aereo compiuto nella notte fra giovedì e venerdì: è stato bombardato un carico di missili sofisticati diretti probabilmente verso il Libano. La notizia, anticipata dalla Cnn, era stata smentita dall'ambasciatore siriano all'Onu. Secondo la Cnn, l'aviazione israeliana avrebbe condotto il raid senza violare lo spazio aereo siriano.Il timore d'Israele riguarda il possibile passaggio di armi di alta precisione dall'arsenale delle forze di Damasco a quello delle milizie sciite libanesi di Hezbollah - alleate dell'Iran e del regime di Assad, ma nemiche giurate dello Stato ebraico - oltre che l'eventuale rafforzamento di gruppi jihadisti filo al-Qaida nelle file degli insorti siriani.Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ribadito che un intervento militare non sarebbe un bene né per la Siria né per gli Usa. Ha comunque ricordato che qualora venisse dimostrato in maniera inconfutabile l'utilizzo di armi chimiche da parte del regime, gli Stati Uniti sarebbero obbligati a cambiare "drasticamente" la loro posizione.