La guerra dell'Isis prosegue vittoriosa anche in Siria, dopo che ha seminato negli ultimi giorni centinaia di morti nella regione siriana di Raqqa e minaccia la sopravvivenza di migliaia di turcomanni sciiti nella regione irachena di Salaheddin, a due giorni dal brutale massacro di sunniti da parte di miliziani sciiti a nord-est di Baghdad.
I jihadisti dello Stato islamico (Isis), padroni ormai di un territorio grande quanto l'Ungheria tra Iraq e Siria, hanno conquistato anche la base aerea di Tabqa, nella regione settentrionale siriana di Raqqa. La base era l'ultima sacca di
resistenza delle forze di Damasco in una zona sotto il controllo dell'Isis dalla primavera del 2013. Nell'operazione le forze jiahadiste si sono anche impossessate di una grande quantità di armi dell'esercito siriano.
Secondo fonti delle opposizioni siriane, circa 350 jihadisti
e 170 militari siriani sono morti negli ultimi cinque giorni di
combattimenti. Ma il bilancio non è verificabile in maniera
indipendente. I media del regime siriano confermano il
"ripiegamento" delle truppe governativa dalla base di Tabqa
senza però menzionare alcuna perdita umana.
In Iraq, a sud della città contesa di Kirkuk, da settimane
pienamente in mano alle milizie curde, migliaia di turcomanni
della cittadina di Amerli attendono invano soccorsi militari e
umanitari che li liberino dall'assedio, in corso da due mesi,
dei jihadisti dello Stato islamico. I turcomanni sciiti sono in
quella regione una minoranza due volte: non sono arabi e non
sono sunniti.