Il crollo del regime. La Siria è nel caos. Convocato il Consiglio di sicurezza dell'Onu
Dopo l’ingresso dei ribelli jihadisti a Damasco e la caduta del regime di Assad, l’intero quadro politico e militare del Paese sembra sospeso sul caos. Cosa accadrà? La polverizzazione del regime siriano, e il ridefinirsi del puzzle delle alleanze, a cosa condurrà? Per ora c’è una sola certezza: siamo davanti a un salto nell’ignoto. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha convocato per oggi una riunione straordinaria. Il responsabile per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk, durante una conferenza stampa alla vigilia della Giornata internazionale per i diritti umani ha sottolineato come “bisogna prendere tutte le misure per proteggere le minoranze siriane ed evitare rappresaglie”.
Gli attori in campo sono molti. E molteplici le intenzioni che muovono ciascuno di essi. Le forze israeliane hanno oltrepassato il confine siriano nel monte Hermon per la prima volta in oltre cinquant'anni. Lo ha riportato il New York Times, che ha citato due rappresentanti dell'amministrazione israeliana. I soldati sono penetrati nella zona demilitarizzata e lo hanno fatto per la prima volta, secondo il quotidiano americano, dalla guerra di ottobre del 1973. Lo sfondamento, che riguarda il lato siriano del monte Hermon, arriva nelle ore in cui i ribelli siriani hanno preso il potere e costretto alla fuga il presidente Bashar al-Assad. La notizia arriva dopo la conferma, di sabato notte, dell'avanzata delle forze di difesa israeliane nelle Alture del Golan. La presa di controllo militare della zona cuscinetto lungo il confine con la Siria da parte di Israele è "limitata e temporanea". Lo ha assicurato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar sottolineando che si tratta di un passo fatto "per motivi di sicurezza". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato ieri di aver ordinato all'esercito di "prendere il controllo" della zona dopo la caduta del presidente siriano Assad.
I ribelli siriani davanti all'edificio della Banca centrale a Damasco - ANSA
E mentre la bandiera dell'opposizione siriana è stata issata stamattina sull'ambasciata siriana a Mosca, il Cremlino ha fatto sapere che non è previsto un incontro tra Vladimir Putin e Assad, riparato a Mosca dopo l’ingresso dei ribelli. "È troppo presto per parlarne, in ogni caso è tutto argomento di discussione con coloro che saranno al potere in Siria", ha detto il portavoce del Cremlino, Peskov, rispondendo a una domanda sul futuro delle basi militari russe in Siria. Lo riporta l'agenzia Interfax, secondo cui Peskov ha anche dichiarato che ora Mosca stia agendo per garantire "la sicurezza" delle sue basi.
Altro soggetto in campo, da molti considerato il vero vincitore della partita siriana, è Ankara. "Ci aspettiamo che gli attori internazionali, soprattutto le Nazioni Unite, diano una mano al popolo siriano e sostengano la creazione di un'amministrazione inclusiva". Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, durante una conferenza ad Ankara con gli ambasciatori turchi nel mondo. "In Siria è iniziata una nuova era, ora è necessario concentrarsi sul futuro", ha detto il ministro. "La Turchia, che ha teso la mano ai suoi fratelli siriani in tempi difficili, sarà con loro in questa nuova pagina che è stata aperta a Damasco", riferisce la tv di Stato Trt. L'Esercito Libero Siriano sostenuto dalla Turchia ha sottratto la città di Manbic al controllo dell'organizzazione separatista curda Ypg. L'operazione è stata lanciata ieri e in poche ore i ribelli sostenuti da Ankara hanno preso il controllo di gran parte della città. Tuttavia gli scontri sono andati avanti e nella notte era stata diffusa la notizia dell'uccisione di 22 miliziani curdi. A dare la notizia della sconfitta di Ypg è stato lo stesso Esercito Libero siriano.
I separatisti curdi perdono così la loro roccaforte a ovest dell'Eufrate: Manbic era sotto il controllo di Ypg dal 2016. In base a quanto riferito, la popolazione araba della città avrebbe aiutato l'Esercito libero siriano contro i curdi e liberato i detenuti dalle carceri.
Ribelli siriani - REUTERS
Gli Usa non permetteranno all'Isis di ristabilire le proprie capacità in Siria: lo ha detto il presidente Joe Biden parlando alla Casa Bianca. "Siamo consapevoli del fatto che l'Isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto per ristabilire le proprie capacità (in Siria, ndr)...: non lo permetteremo", ha affermato il presidente. Biden ha poi confermato che ieri "le forze statunitensi hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria, colpendo accampamenti dell'Isis e operatori dell'Isis". Secondo il Pentagono, sono stati effettuati raid aerei contro "oltre 75 obiettivi" legati al cosiddetto Stato islamico nel Paese.