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Terroristi e schiavisti. Donne yazidi vendute come schiave in Siria

sabato 30 agosto 2014
Prosegue in Siria il traffico di schiavi messo in piedi dall'Is. Almeno 300 donne della minoranza Yazide, rapite dallo Stato islamico (Is) in Iraq, potrebbero essere state portare in Siria per essere vendute come schiave sessuali ad altri miliziani jihadisti. Lo afferma oggi l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). L'Ondus dice di avere ricevuto testimonianze credibili secondo le quali le vittime di questo traffico sono vendute come Al Sabaya, un antico termine che sta ad indicare donne "infedeli", cioè non musulmane, che fanno parte del bottino di guerra. Ciascuna sarebbe venduta ad un prezzo fino a mille dollari, sarebbe fatta convertire all'Islam e poi "sposata" dal suo proprietario. L'ong dice di essere riuscita a documentare con sicurezza 27 casi, registrati nelle province di Aleppo, Raqqa e Hasaka. L'Ondus aggiunge di essere venuto anche a conoscenza di casi in cui notabili arabi e curdi hanno comprato alcune donne, ma solo con il fine di liberarle successivamente e farle tornare alle loro famiglie. Caschi blu sotto attacco. Sono stati intanto tratti in salvo almeno una trentina dei caschi blu filippini coinvolti in duri scontri con i ribelli siriani sulle alture del Golan, al confine tra Siria e Israele, dove due postazioni dei militari di Manila sono assediate da giovedì. Lo riferisce l'Onu. In precedenza il ministro della Difesa filippino, Voltaire Gazmin, ha riferito che una delle due postazioni in cui si trovano i 72 militari di Manila è stata evacuata mentre l'altra è stata attaccata dai ribelli qaedisti di Al Nusra e ne è nato uno scontro a fuoco. Nel frattempo il personale Onu sta tentando di localizzare i 44 caschi blu originari delle isole Fiji rapiti dai ribelli nel Golan, anche loro inquadrati nell'Undof, la missione Onu che pattuglia la zona contesa fra Siria e Israele.