È giallo sui cristiani rapiti in Siria. In una situazione in cui sono impossibili verifiche dirette sul campo, si susseguono dichiarazioni, anche autorevoli, che diffondono notizie contrastanti. Da un lato, la denuncia di un genocidio in corso. Dall'altro, l'invito alla prudenza per evitare allarmismi. Massima incertezza anche sul numero dei rapiti nell'offensiva lanciata a inizio settimana nel governatorato nord-orientale di Al-Hasakah: secondo alcuni, 350. Secondo altri, 90. Probabili contatti in corso per tentare di salvarli.
«Non c'è prova che siano stati uccisi». "La notizia dell'uccisione di almeno 15 cristiani assiri siriani da parte delle milizie dello Stato islamico non è vera" dice ad
AsiaNews monsignor
Antoine Audo, arcivescovo caldeo di Aleppo, smentendo le voci circolate nel tardo pomeriggio di giovedì. "Ho contattato il vicario dei caldei ad Hassakè, padre Nidala - spiega - il quale mi ha riferito che non è vera la notizia dell'uccisione dei cristiani".
«Evitare inutili allarmismi». Il
nunzio apostolico, monsignor Mario Zenari, contattato da
AsiaNews, invita a "essere molto prudenti e attenti, perché è difficile avere notizie precise e si creano pericolosi allarmismi. Anche sui numeri si è fatta confusione, da 90 a 350 sequestrati, da due a 12 villaggi, bisogna fare attenzione".
«È un genocidio, l'Europa ci aiuti». "Fra i cristiani, i civili, le centinaia di persone che sono state rapite, una ventina sono stati sicuramente già uccisi", dice a
Radio Vaticana il
patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan. "È un
genocidio, l'Occidente ci ha tradito". "Lanciamo un appello alla giustizia. La Comunità internazionale - prosegue -, le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, l'Unione europea stanno solamente cercando i loro interessi economici nel petrolio. Sono alleati con sistemi di governo che sono fra i più integralisti
del mondo, dove non ci sono libertà né religiose né civili e dove la donna non ha quasi nessun diritto».
«Trasferiti per essere usati come scudi umani». Antranig Ayvazian, responsabile dell'eparchia armeno-cattolica di al-Qamushli, afferma che "l'emiro dell'Is nella regione, un kuwaitiano chiamato Abu Abdallah, uomo con cui è possibile parlare e trovare un'intesa, aveva ordinato ieri l'altro di rilasciare i bambini, i vecchi e le donne", portati poi in un villaggio sicuro. Tuttavia "proprio ieri Abu Abdallah è stato sostituito con un altro emiro saudita arrivato da Mosul", il quale "al suo arrivo ha ordinato di trasferire questi ostaggi alla base di al-Hasakeh per utilizzarli come scudi umani contro un possibile attacco da parte dell'esercito governativo". "Al momento - continua Ayvazian - sono in contatto con alcune persone dell'Is con cui eravamo in sintonia e ci rispettavano, per impedire che questi poveretti vengano decapitati".