E' entrata in vigore in Siria una tregua, promossa dall'Onu, tra governo di Damasco e alcune forze ribelli. L'evacuazione di migliaia di miliziani ribelli e di civili è cominciata oggi da tre località siriane.
Oltre 120 combattenti devono lasciare Zabadani, ultima
roccaforte ribelle alla frontiera siro-libanese, per recarsi, attraverso il Libano e poi la Turchia, nelle altre zone sotto il controllo dei ribelli in Siria.
Parallelamente, 335 civili e combattenti delle località di Foua
e Kafraya, gli unici villaggi sciiti della provincia di Idleb
(nord-ovest), torneranno nelle zone del regime, attraversando i due Paesi vicini.
Negoziata dalle Nazioni Unite, la prima fase dell'accordo riguarda l'istituzione di un cessate-il-fuoco, seguito dalla fornitura di aiuti umanitari e
infine dagli sgomberi di civili e combattenti feriti.
Il regime di Bashar al Assad ha inoltre finora concluso diverse tregue
con i gruppi ribelli. Questi accordi di "riconciliazione locale"
prevedono in particolare che i ribelli depongano le armi in
cambio di aiuti agli abitanti bloccati all'interno e che vivono
in condizioni precarie. Dall'inizio del conflitto in Siria, più
di 250mila persone sono morte e in milioni hanno abbandonato le
proprie case.
Un inedito accordo che prevedeva il ritiro da tre quartieri
meridionali di Damasco di circa 4mila civili e miliziani
jihadisti appartenenti in particolare al Daesh e al
Fronte al Nusra (Al Qaeda) è stato sospeso, all'indomani della morte del
potente leader ribelle Zahroun Alloush, alla guida della milizia
islamista Jaysh al-Islam (formazione anti-Assad).
Intanto però la guerra non si ferma. È di almeno
32 morti e 90 feriti
il bilancio di un doppio attentato suicida avvenuto oggi a Homs,
città nella regione centrale della Siria sotto il controllo
governativo. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti
umani (Ondus).