Non si sblocca l'emergenza dei
profughi siriani ammassati a ridosso della frontiera turca, che resta chisa. Secono l'Onu sono
circa 30mila le persone
in fuga dai combattimenti nella regione di Aleppo. Di queste 20mila sono in attesa al valico di Bab el Salam, mentre altre sono arrivate nella città di
frontiera di Asas.
La Turchia insiste con la linea dura e solo una quindicina di siriani feriti nei bombardamenti ad Aleppo sono stati autorizzati ad entrare nel Paese.
L'Unione Europea chiede però ad Ankara di aprire la frontiera e accogliere i rifugiati siriani che fuggono dall'offensiva militare del regime di Damasco, appoggiato dalla Russia, nella provincia di Aleppo.
"
La convenzione di Ginevra, che stipula che bisogna accogliere i rifugiati, continua ad essere valida", ha dichiarato il commissario europeo all'allargamento, Johannes Hahn.
"Tutto il mondo ha visto le immagini di Aleppo, le decine
di migliaia di persone che fuggono, che fuggono per salvarsi la
vita", ha aggiunto il ministro lussemburghese, Jean Asselborn.
"Non abbiamo la competenza per dire alla Turchia quello che
deve fare", ha aggiunto; ma giovedì, in occasione della
conferenza dei Donatori per la Siria, il premier turco Ahmet
Davutoglu "ha detto che questa gente sarebbe stata autorizzare
di entrare in Turchia", ha aggiunto Asselborn.
Eppure la Turchia ribadisce la politica della "frontiera aperta"
Alla riunione ministeriale informale dei ministri degli Esteri Ue ad Amsterdam partecipa anche il capo della diplomazia turca,
Mevlut Cavusoglu, che ha
assicurato che la Turchia resta impegnata alla sua "politica di frontiera aperta" ai rifugiati,
ma non ha precisato quando le migliaia di siriani attualmente bloccati a
un valico turco-siriano saranno autorizzati a entrare nel suo
Paese.
"Noi manteniamo sempre questa politica di frontiera aperta
per le persone in fuga dall'aggressione del regime e dai
bombardamenti russi", ha detto Cavusoglu a margine
dell'incontro con i suoi colleghi europei ad Amsterdam. Ma oggi migliaia di famiglie siriane, in fuga dall'offensiva del regime ad Aleppo, erano ancora
all'addiaccio, in attesa di entrare in Turchia, al valico di
Oncupinar (Bab al-salama sul lato siriano).
Intanto migliaia di profughi continuano ad arrivare in Grecia
Non si arresta intanto l'ondata di profughi dalla Turchia alla Grecia. Secondo l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per rifugiati (Unhcr), dall'inizio dell'anno al 3 febbraio sono stati 67.400 i migranti che sono partiti dalle coste turche del Mar Egeo per approdare in territorio greco. Nei soli primi tre giorni di
questo mese gli arrivi sono stati 6.911 contro i 2.873 registrati a
febbraio 2015.
Almeno 366 le persone morte o disperse nel Mediterraneo.
Nonostante le temperature gelide,
più di 7.000 rifugiati sono
ammassati al confine tra Macedonia e Grecia, dove si trova la stazione
ferroviaria di Idomeni-Gevgelija. Ma solo gli immigrati provenienti da
Siria, Iraq e Afghanistan possono attraversare la frontiera.
Secondo le autorità locali
a fare affari d'oro sono i trafficanti che,
in cambio di denaro, mostrano ai profughi i varchi da attraversare,
soprattutto di notte per passare inosservati, per raggiungere la
Macedonia e da lì continuare il loro viaggio verso l'Europa
settentrionale.