Si sono aperte stamane in Siria
i seggi per le elezioni legislative nelle zone del Paese
controllate dal governo. In corsa circa 3.500 candidati
approvati dal governo dopo che oltre 7mila hanno abbandonato.
Damasco ribadisce che il voto è costituzionale e separato dai
colloqui di pace di Ginevra. Ma l'opposizione sostiene che le
elezioni contribuiscono a un clima sfavorevole per i negoziati
mentre sono ancora in corso duri combattimenti che minacciano
una sempre più tenue tregua sponsorizzata da Usa e Russia. I
leader occidentali e i membri dell'opposizione hanno denunciato
il voto come una farsa e una provocazione che mina i colloqui di
pace di Ginevra.
Intanto ieri le forze lealiste sono tornate all'attacco a sud di Aleppo nel tentativo di
riconquistare una località strategica sulla strada che collega
la città del nord a Damasco.
L'inviato speciale delle Nazioni Unite,
Staffan de Mistura, ha fatto sosta a Teheran per colloqui con le
autorità iraniane volti a dare nuovo impulso ai negoziati di
Ginevra, che riprenderanno oggi e che, secondo quanto da lui
affermato, dovranno affrontare concretamente il nodo cruciale
della "transizione" politica a Damasco.
Gli accordi tra le potenze regionali e internazionali, del
resto, prevedono proprio la formazione di un governo di
transizione, che dovrebbe guidare il Paese fino all'elaborazione
di una nuova Costituzione, per andare a elezioni solo in
seguito. Per questo i governi occidentali e le opposizioni non
ritengono valida la consultazione. Anche perché ben un terzo del Paese è controllato dai jihadisti dell'Isis, più della metà della popolazione è sfollata e quasi 5 milioni di siriani sono fuggiti all'estero.