Aleppo. Siria, duemila cristiani in trappola
Duemila cristiani sono in trappola da ieri sera nel loro villaggio di Kanaye, in Siria, occupato militarmente da gruppi di qaedisti di al-Nusra e salafiti, nella quasi totalità stranieri. Rischiano di essere massacrati se non si convertiranno all'islam o se non abbandoneranno le proprie case. Un abitante è riuscito a telefonare al vescovo emerito di Aleppo, monsignor Giuseppe Nazzaro, il quale lancia l'allarme e chiede aiuto per salvare la piccola comunità di Kanaye, un'enclave cristiana sulle rive dell'Oronte, nel governatorato di Idlib.
"Temiamo - ha detto il presule - che la popolazione sia costretta a fuggire in massa o a convertirsi all'islam se non vuol essere trucidata. In base alle informazioni ricevute i qaidisti stranieri sono entrati nel villaggio e hanno impedito al parroco di suonare le campane per avvertire del pericolo i suoi compaesani. Poi hanno bloccato le vie di accesso e ordinato alla popolazione di adeguarsi alla legge coranica. Se anche una sola donna dovesse uscire senza il velo islamico, tutti gli abitanti del villaggio verrebbero passati per le armi". "La gente era terrorizzata - prosegue il vescovo - ma purtroppo da stanotte non sono più riuscito a mettermi in contatto con loro e non ho ulteriori notizie". Prima che scoppiasse la guerra civile, nella regione di Idlib vivevano 60mila cristiani. Già lo scorso anno, gruppi di fondamentalisti avevano conquistato un altro villaggio della zona, Ghassanieh, costringendo la popolazione civile cristiana a fuggire, sotto minaccia di morte. In quell'occasione, intere famiglie avevano abbandonato le case e tutti i loro beni nel giro di una notte. I ribelli, dopo aver saccheggiato abitazioni e luoghi sacri, avevano trasformato l'abitato in una loro roccaforte.
"Anche Kanaye rischia la stessa sorte - osserva monsignor Nazzaro - ed è assurdo che nessuno muova un dito per proteggere i cristiani siriani". Il presule, ormai settantottenne, è stato arcivescovo di Aleppo fino al marzo scorso, ed è tornato in Siria anche in ottobre, senza però riuscire a raggiungere né la zona di Idlib né la sua ex sede vescovile. Dall'inizio del conflitto, su oltre due milioni di cristiani siriani, circa 500mila hanno lasciato il Paese, mentre altre centinaia di migliaia sono profughi all'interno della Siria.
"A minacciarli - sottolinea monsignor Nazzaro - non sono i musulmani siriani, con i quali hanno convissuto in armonia per tanti secoli, ma gli estremisti islamici provenienti dall'estero. Questa - conclude - è una guerra di potenze straniere, in prima fila l'Arabia Saudita e il Qatar, contro la Siria".