"Far tacere subito le armi in Siria e promuovere negoziati di pace che ridiano speranza a una popolazione devastata dalle violenze". Lo chiede la Santa Sede attraverso l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente all'Onu di Ginevra che ricorda come "i bambini nei campi profughi e nelle aree di conflitto, traumatizzati e forzatamente privati dei loro diritti, soffrano le conseguenze della violenza e reclamino una generosa solidarietà da parte della Comunità Internazionale". Per il presule, nella Siria sconvolta dal conflitto, soprattutto "i minori non accompagnati meritano particolare attenzione e assistenza per evitare che cadano vittime della tratta e di altre forme di sfruttamento"."Sono state distrutte decine di migliaia di vite; un milione e mezzo di persone sono state costrette a fuggire all'estero come rifugiati; più di quattro milioni di persone hanno perso le loro case e civili sono stati presi di mira dai belligeranti nel totale disprezzo del diritto umanitario", ha elencato alla Radio Vaticana il presule commentando il suo intervento alla 63esima sessione del Consiglio per i diritti umani in corso nella città elvetica. "Questa enorme tragedia nazionale - osserva monsignor Tomasi - rischia di intensificare i conflitti regionali e globali, di trasformare le ambizioni di potere politico in scontri etnici e religiosi di stampo fondamentalista e di distruggere l'intero Paese". Per il rappresentante della Santa Sede la strada da seguire non è una intensificazione militare del conflitto armato, ma il dialogo e la riconciliazione" che possono trovare attuazione nella progettata conferenza di pace, "se c'è la volontà politica di sostenerla". "Un cessate il fuoco immediato - assicura Tomasi - fermerà lo spargimento di sangue, una tragedia inutile e distruttiva che ipoteca il futuro della Siria e del Medio Oriente". Ricordando l'appello di pace per la Siria lanciato da Papa Francesco a Pasqua, il nunzio apostolico osserva che "la Santa Sede ha sempre insistito sul fatto che solo negoziati pacifici porteranno a una soluzione accettabile della crisi e che la partecipazione, in un eventuale governo e in posizioni di responsabilità, di rappresentanti di tutti i cittadini può garantire una convivenza pacifica duratura e costruttiva di tutte le comunità che compongono la società siriana". Intanto si inseguono voci su una strage di cristiani in un villaggio siriano. La notizia è da confermare.