MEDIO ORIENTE . Siria, gli Usa accusano al-Qaeda L'offensiva di Damasco continua
L'offensiva delle forze governative siriane ha continuato a mietere vittime a Homs, ma si sta allargando anche ad altre città, in particolare Zabadani e Duma, alle porte di Damasco, secondo attivisti dell'opposizione. Il regime invece denuncia nuovi atti di terrorismo dopo un duplice attentato che ieri ha provocato 28 morti ad Aleppo. Oggi, scrive l'agenzia governativa Sana, un generale è stato abbattuto in un agguato a Damasco.Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), con sede a Londra, quattro persone, tra cui un'anziana donna, sono rimaste uccise oggi a Homs, non meno di tre a Zabadani e due a Daraa. Un attivista dell'opposizione, Omar Hamza, che parlava da Duma, ha detto alla televisione panaraba Al Jazira che "carri armati sono entrati in città". Da Homs un altro oppositore, Mahmud Orabi, ha rivolto un drammatico appello alla comunità internazionale perché "apra un corridoio umanitario per i feriti, i bambini e le donne" per consentire loro di uscire dalla città assediata. "Non siamo animali, fate qualcosa!", ha detto Orabi.Secondo l'Osdh sono almeno 450 le persone uccise a Homs durante l'offensiva cominciata il 4 febbraio, il giorno in cui la Russia e la Cina hanno posto il veto ad una risoluzione di condanna del regime in seno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.Della situazione in Siria discuterà lunedì l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Domani i ministri degli Esteri della Lega Araba si riuniranno al Cairo per prendere in esame la possibilità di formare una missione comune di osservatori con l'Onu. Mentre la Turchia ha detto che lancerà un'iniziativa presso le Nazioni unite a Ginevra per assicurare aiuti umanitari per i civili. L'agenzia Sana riferisce che oggi un generale medico, Issa al Kholi, è stato assassinato a Damasco da "un gruppo terrorista" davanti alla sua abitazione, nel quartiere di Rukn Eddin, mentre si sono svolti i funerali di 31 agenti e uomini delle forze armate rimasti uccisi nella provincia di Damasco e a Homs. Tra loro anche un colonnello, Samih Hilal Abu Tafesh. A dimostrazione dei rischi di ripercussioni che le violenze in Siria potrebbero avere sui Paesi confinanti, in chiave di tensioni interconfessionali, due persone sono morte e almeno otto sono rimaste ferite in scontri avvenuti nella città di Tripoli, nel nord del Libano. I combattimenti, a cui ha posto fine l'esercito, sono avvenuti tra ieri e oggi e hanno visto miliziani di un quartiere di alawiti, sostenitori del regime siriano, e di uno sunnita, schierati con l'opposizione, affrontarsi a colpi d'arma da fuoco e di razzi. Gli Stati Uniti avevano diffuso ieri fotografie scattate dai satelliti che dimostravano operazioni contro i civili condotte anche con l'uso di carri armati e altre armi pesanti. Ma oggi fonti d'Intelligence statunitensi citate dai quotidiano della catena McClatchy hanno detto che dietro a due sanguinosi attentati dinamitardi avvenuti tra dicembre e gennaio a Damasco, e forse anche quello duplice di ieri ad Aleppo, vi sarebbero elementi di al-Qaeda provenienti dall'Iraq, che approfittano del caos per dare prova di forza. Affermazioni sostanzialmente inlinea con quelle di Damasco, mentre fonti dell'opposizione addebitano la responsabilità degli attentati allo stesso regime nell'ambito di una "strategia della tensione". Il vice ministro dell'Interno iracheno, Adnan al Assadi, ha detto all'agenzia Afp che "un certo numero di jihadisti" sono entrati in Siria dallo stesso Iraq e che "c'è stato un contrabbando di armi" verso la Siria.