Il gazebo arancione, lacerato su un lato dai colpi di mortaio, copre ancora gran parte della piazzola. Una modesta caffetteria, luogo di ristoro per i ragazzi della Facoltà di architettura a Baramke, da ieri trasformata nell’ultima tragica icona della sofferenza del popolo siriano. Fra le sedie verdi e arancio, molte ancora accatastate, chiazze di sangue di cui sono intrisi pure libri e quaderni. Schizzi anche a coprire i tavolini su cui si trovano alcuni bicchieri di carta e qualche posata di plastica.La tv filogovernativa
al-Ikhbariya manda in onda le riprese sull’università assieme alle immagini, ormai usuali, di barella adagiate in squallidi corridoi di un ospedale. Sono 15 i morti a sera, otto gli altri studenti feriti secondo la televisione. L’attacco, definito dal sindacato nazionale studenti «un atto di vigliaccheria terrorista» è stato confermato pure dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Un dito puntato sull’opposizione senza conferme: l’ennesimo sfregio alla possibilità di convivenza civile in Siria. Un attacco che ricorda quello di gennaio alla città universitaria di Aleppo per cui ancora governo e opposizione si accusano a vicenda.Sempre da Damasco è giunta ieri un’altra notizia difficile da verificare: i ribelli avrebbero abbattuto un aereo cargo iraniano su una pista dell’aeroporto internazionale della capitale. Alcuni testimoni hanno riferito di aver udito diversi boati nel perimetro dell’aeroporto, ma la direzione dello scalo internazionale ha smentito di aver sospeso le sue attività. Se l’abbattimento fosse confermato, questo comporterebbe una nuova escalation militare che coinvolgerebbe ulteriormente Teheran. Comunque Damasco da giorni è stretta nella morsa dei combattimenti fra l’esercito e le milizie ribelli che hanno intensificato l’uso dei mortai in città. Il Paese pare sempre più segmentato in aree di influenza pro e anti-governative con un progressivo precipitare nell’anarchia. Combattimenti tra ribelli e forze regolari si sono verificati da ieri all’alba anche nel sobborgo di Qaboon, alla periferia nord-orientale di Damasco. Scontri si segnalano anche nel quartiere sud-occidentale di Qadam, e lungo l’arteria che collega quello meridionale di Yarmuk. Nelle ultime 24 ore in tutto il Paese si sono frattanto registrati almeno altri 148 morti, tra i quali quasi la metà, nel complesso 63, erano semplici civili.Prosegue intanto la polemica internazionale dopo l’assegnazione da parte della Lega Araba del seggio che era della Siria di Bashar al-Assad alla Coalizione nazionale siriana dell’opposizione. Ieri pure il Libano si è unito al coro di condanne di Damasco e Teheran. Il ministro degli Esteri libanese Adnan Mansur, ha parlato di un «pericoloso precedente». Per il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov il fatto che all’opposizione siriana sia stato dato un seggio al Vertice arabo di Doha mette in discussione il mandato di mediatore di pace Onu in Siria di Lakhdar Brahimi.Tensione pure al confine con la Turchia che ieri ha espulso circa 600 rifugiati siriani dopo gli scontri scoppiati con i poliziotti turchi nel campo profughi di Suleyman Sah. Un bambino di 7 anni era rimasto ucciso e altri tre feriti in seguito a un guasto elettrico verificatosi nel campo che si trova nella città di Akcakale. I profughi siriani ufficialmente registrati in Turchia sono ora 188mila, ha indicato il ministro degli Esteri di Ankara Ahmet Davutoglu. La Turchia, riferisce il ministro, ha speso per i rifugiati dall’inizio della crisi circa 313 milioni di euro.