Russia. Sette anni per i cartellini anti-guerra. «Mia figlia rischia la morte in cella»
Alexandra Skochilenko
Da due anni l’artista Alexandra Skochilenko è in carcere in Russia. Condannata a 7 anni per aver sostituito 5 cartellini dei prezzi con messaggi contro la guerra in un supermercato. Sua madre Nadezhda, che da allora si batte per i suoi diritti soprattutto per le sue condizioni di salute, ci ha raccontato qual è la situazione.
«Il procedimento per i 5 cartellini è durato 19 mesi e 30 volumi di descrizione: 6 volumi per ogni cartellino. Cinque esperti hanno assistito al processo. Uno di loro è stato licenziato dall'università per aver partecipato al processo. Tre medici hanno preparato un esame secondo cui la salute di Sasha è così compromessa e non sopravviverebbe in prigione, 4 avvocati hanno dimostrato l'assenza del corpus delicti. Fortunatamente per ora restano in libertà, a differenza di altri colleghi che seguivano casi di persecuzione politica. Ora ci prepariamo al ricorso».
Nella revisione dei casi però stanno inasprendo le pene. «Per mia figlia anche un anno in colonia porterà a conseguenze irreversibili di salute. Ha un difetto cardiaco, peggiorato in prigione al punto da essere in pericolo di vita. Potrebbe aver bisogno di un intervento chirurgico urgente per installare un pacemaker. Non esiste assistenza medica urgente nelle colonie. Sasha è celiaca e là le sarà tolta la possibilità di seguire una dieta senza glutine; Ha bisogno dell'aiuto sistematico di uno psicoterapeuta e di farmaci». Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, anche i procedimenti penali sono diventati più severi; ora politici famosi e persone comuni che criticano il regime e la guerra sono accusati di falsità, tradimento, terrorismo e della sua giustificazione. I civili sono equiparati ai veri terroristi mentre cittadini reclutati nelle carceri responsabili di crimini gravi diventano eroi dopo altri omicidi in Ucraina.
«I giudici si sono schierati con l’accusa e sono superiori ai pubblici ministeri. I giudici vanno nella sala delle deliberazioni per ricevere telefonicamente istruzioni da funzionari superiori. Dopo la sentenza, i sostenitori dell'accusa ricevono premi e promozioni. Nel nostro caso il giudice Demyasheva, promossa a vicepresidente del tribunale distrettuale, il giorno dopo la sentenza. Non parlo di Sasha solo perché è mia figlia, ma perché conosco i minimi dettagli di questo processo. C’è una violazione diffusa dei diritti costituzionali e soprattutto nel sistema giudiziario».
E vengono inventati casi per intimidire i cittadini. «Assistiamo alla crescente repressione delle persone libere di pensiero e agli attacchi contro avvocati e giornalisti. La tortura dei detenuti viene introdotta nello spazio pubblico come norma. E perfino si discute di pena di morte. So quanto siano terribili le condizioni di detenzione, che nei paesi civili sono equiparate a tortura. Le celle di punizione, la convivenza con veri criminali, vengono utilizzate per piegare la volontà dei prigionieri politici e indurli a collaborare. Capiamo che dopo la morte di Navalny, sono tutti ostaggi del regime di Putin. Ognuno di loro è importante per me. All’Europa chiedo più sostegno a nome mio e di chi aiuta i prigionieri politici rimanendo in Russia. Siamo molto grati a tutti per la solidarietà, ma purtroppo la retorica simbolica della solidarietà, nella situazione attuale, non porta più alcun cambiamento».