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Asia Bibi. Nel dispositivo di sentenza spunta anche il “Re Lear” di Shakespeare

Redazione Esteri venerdì 2 novembre 2018

In migliaia anche ieri hanno paralizzato molte città del Pakistan per protestare contro la sentenza di assoluzione di Asia Bibi (Ansa)

In 56 pagine, i giudici della Corte Suprema hanno riassunto il calvario giudiziario di Asia Bibi. Arriovando anche a citazioni letterarie, abbinate da citazioni del Corano. Ecco tre passi significativi del verdetto che ha rimesso in libertà, dopo 9 anni e 4 mesi, la madre cattolica pachistana.

Nessuno può sfidare Maometto

Come ricordato sopra, a nessuno potrebbe essere concesso di sfidare il nome del Santo Profeta Maometto e lasciato impunito, ma c'è un altro aspetto della questione. A volte, per attuare disegni nefasti, la legge viene manovrata da individui che propongono false accuse di blasfemia. In concreto, dal 1990, 62 persone sono state assassinate come risultato di accuse di blasfemia ancor prima che il loro processo potesse essere concluso secondo la legge. Anche individui eminenti, che hanno sottolineato il fatto che la legge viene abusata da alcuni, hanno avuto gravi conseguenze.

Blasfemia disgustosa e immorale

Commettere blasfemia è disgustoso e immorale, oltre a essere una manifestazione di intolleranza, ma allo stesso tempo un'accusa falsa di avere attuato un tale crimine è ugualmente detestabile, oltre che criminale. Se la nostra religiose, l'islam, stigmatizza pesantemente l'azione blasfema, allo stesso modo l'islam è molto severo per coloro che propongono false accuse di un reato. Di conseguenza, tocca allo Stato della Repubblica islamica del Pakistan assicurare che nessun innocente sia costretto a affrontare un'inchiesta o un processo sulla base di accuse false o costruite riguardo la commissione di tali reati.

Più vittima di un peccato che peccatrice

La blasfemia è un reato grave ma l'offesa della religione e della sensibilità religiosa dell'appellante (Asia Bibi) e il mischiare verità e falsità nel nome del Santo Profeta non sono stati meno blasfemi.
È ironico come in lingua araba il nome dell'appellante, Asia, significhi “peccatrice” ma, nelle circostanze di questo caso, lei sembra essere una persona che, con le parole del Re Lear di Shakespeare “è più vittima di un peccato che peccatrice”.