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Istruzione. Più indiani e meno cinesi: come cambia il volto straniero degli atenei Usa

Luca Miele lunedì 18 novembre 2024

Studentesse cinesi alla University of Southern California

Più indiani, meno cinesi. Cambia il volto “straniero” delle istituzioni scolastiche americane, tradizionalmente molto accoglienti con i “cervelli” in fuga. Un cambiamento non “innocente” ma dettato, prevalentemente, da ragioni politiche. Secondo l’Institute of International Education, che ha reso noto un rapporto sponsorizzato dal Dipartimento di Stato, per la prima volta da 15 anni a questa parte, nell’anno accademico 2023-2024, il numero di studenti indiani ha superato quello dei colleghi cinesi negli atenei e nelle scuole a stelle e strisce: 331.602 gli indiani, 277.398 i cinesi. I primi sono aumentati del 23 per cento rispetto all'anno accademico precedente, i secondi sono “dimagriti” del 4 per cento. Il declino della presenza cinese nelle scuole americane ha, in realtà, radici lontane. Gli studenti del gigante asiatico sono stati il gruppo straniero più numeroso dall'anno scolastico 2009-10, quando erano 372.532. Da allora il loro numero è diminuito costantemente. Nel frattempo, i “rivali” indiani hanno visto una crescita costante: la loro quota è praticamente raddoppiata nello stesso arco di tempo.

Quali sono le ragioni di questo cambiamento? Cosa ha “spinto”, negli anni, la presenza indiana e scoraggiato quella cinese? Si tratta di una tendenza “naturale” o è assecondata da motivazioni politiche? Secondo il South China Morning Post, “i funzionari del governo americano segnalano una preferenza per gli indiani rispetto ai cinesi in determinati campi a causa di preoccupazioni per la sicurezza nazionale”. Gli indiani sarebbe in quale modo più compatibili dei colleghi cinesi, sui quali è pesato, soprattutto negli anni della prima presidenza Trump, il sospetto nel campo dei presunti “furti” sulla proprietà intellettuale. Una posizione espressa in maniera niente affatto velata dal vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell che, lo scorso giugno, ha affermato che gli sarebbe piaciuto vedere più studenti cinesi venire "per studiare discipline umanistiche e scienze sociali, non fisica delle particelle".

La riconfigurazione della presenza straniera negli Usa potrebbe fortificarsi nei prossimi anni, con il ritorno alla presidenza di Donald Trump. Il primo mandato del tycoon è stato segnato “da numerose restrizioni su viaggi e immigrazione, tra cui una proclamazione presidenziale per limitare l'ingresso di studenti laureati e ricercatori dalla Cina”. Gli anni dal 2016 al 2020 sono stati caratterizzati, in particolare, "da un notevole calo dell'interesse degli studenti stranieri negli Stati Uniti e da politiche più restrittive che hanno influenzato la mobilità degli studenti dai principali mercati studenteschi, Cina compresa". Come ha affermato Jennifer Zhang, un ingegnere informatico di Fujian che lavora presso un'azienda tecnologica nella Silicon Valley, “i miei amici e io ci stiamo preparando mentalmente per sviluppi potenzialmente ancora più duri in arrivo".

E nell’altro verso? Gli studenti americani sono "attratti" dalla Cina? All'inizio dell'anno accademico 2024-25, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Cina Nicholas Burns ha fatto sapere che sono circa 800 gli studenti americani presenti nel gigante asiatico. Si tratta di un netto calo rispetto al 2018-2019, quando il "plotone" statunitense erano formato da 11.000 studenti.