Sarà una strada senza ritorno, repliche non ne sono previste. «Se la Scozia vota sì il Regno Unito si dividerà e andremo per sempre lungo percorsi separati:sarebbe un divorzio doloroso». Il premier britannico David Cameron è tornato ieri in Scozia, ad Aberdeen, per provare con un ultimo tentativo a convincere gli elettori a votare no all’indipendenza nel referendum che si terrà giovedì.Con i sondaggi che continuano a dare un testa a testa fra indipendentisti ed unionisti ed all’indomani del monito lanciato dalla regina Elisabetta II – «pensateci bene» – Cameron ha avvertito gli scozzesi che «non si tornerà indietro» se decideranno di mettere fine all’unione creata 307 anni fa.È un compito difficile, quello del premier. Da queste parti i conservatori sono visti come fumo negli occhi: alle elezioni del 2010 qui hanno preso un solo collegio, giusto a cavallo del confine. Non solo: negli ultimi anni gli indipendentisti dello Scottish national party (Snp) hanno scalzato anche i laburisti, emergendo come la forza politica dominante. Cameron, però, crede ancora nella vittoria dei no e ha raccolto con favore l’appoggio di grandi aziende, banche, economisti. Sicuro di sé è però anche il leader dello Snp, Alex Salmond. «La prossima volta che David Cameron verrà in Scozia sarà per discutere il futuro dopo la vittoria del sì», ha detto ieri incontrando ad Edimburgo esponenti del mondo del business. Salmond è tornato quindi a parlare di una società più giusta in una Scozia indipendente, questa volta citando il filosofo ed economista scozzese Adam Smith: «Era Adam Smith a sostenere che nessuna società può crescere florida e felice se troppa della sua gente non beneficia della sua ricchezza – ha evidenziato –. Dobbiamo ascoltare quelle parole, la terra di Adam Smith crescerà florida come Paese indipendente». In serata, a Londra, decine di migliaia di persone si sono riunite a Trafalgar Square, davanti alla National Gallery e a poche centinaia di metri da Downing Street, per ribadire il no all’ipotesi di una secessione scozzese. Tante «Union Jack», bandiere britanniche, sono state portate in piazza, insieme a bandiere scozzesi, inglesi, gallesi e nordirlandesi. I mercati sembrano scommettere su una vittoria degli unionisti. La Ig, una delle principali società di intermediazione finanziaria della City, assegna l’81% di chance alla permanenza della Scozia nel Regno Unito, in base a un’analisi delle transazioni e al comportamento degli investitori.Domenica, intanto, il
Times ha attribuito alla regina Elisabetta II un consiglio, che suona come un monito, pronunciato alla folla di fronte alla chiesa di Crathie Kirk, non lontano dalla tenuta reale di Balmoral in Scozia. «Spero che la gente (in Scozia) penserà con molta attenzione al futuro», avrebbe detto la sovrana, interrompendo il suo abituale distacco dagli affari politici.