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Ucraina. Scontro sulla Crimea. La Nato si fa «vedere»

Paolo M.Alfieri martedì 11 marzo 2014
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è nuovamente riunito nella serata di ieri per discutere sulla situazione in Ucraina. La riunione, tenutasi a porte chiuse, è stata chiesta da Kiev. Secon­do fonti diplomatiche interne al Pa­lazzo di Vetro, la settimana sarà «mol­to tesa» in previsione del referendum di domenica in Crimea sulla possibile annessione alla Russia. Ieri il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, ha ribadito che le proposte Usa «non soddisfano» Mosca perché citano un presunto conflitto tra Mosca e Kiev. Lavrov ha anche detto di aver pre­parato delle proprie proposte «per riportare la situazione in Crimea nel quadro del diritto internazionale». Il segretario di Stato Usa John Kerry ha rinviato la sua visita in Russia che era prevista per ieri.  L’Unione Europea, da parte sua, si è detta ancora preoccupata. «Sembrano esserci segni di un rafforzamento mi­litare russo in Crimea e un crescente isolamento della penisola nei con­fronti del resto del mondo», ha sotto­lineato Maja Kocijancic, portavoce del capo della diplomazia Ue Cathe­rine Ashton. La Nato, intanto, ha de­ciso di far alzare in volo i suoi aerei ra­dar sui cieli di Polonia e Romania per «monitorare la crisi in Ucraina»: i vo­li di ricognizione degli Awacs saran­no «esclusivamente» sul territorio dell’Alleanza Atlantica. Il premier ucraino ad interim, Arseni Iatseniuk, ha lanciato un appello alla Russia perché faccia in modo che il re­ferendum sulla secessione della Cri­mea «venga immediatamente annul­lato ». «Non è vero che è stato convo­cato dalle autorità legittime della Cri­mea, perché quelle non lo sono – ha avvertito Iatseniuk – sono una banda di criminali che hanno preso il pote­re in modo incostituzionale e con la protezione di 18mila militari russi». Gli Usa, con l’ambasciatore a Kiev, Geoffrey Piatt, hanno ribadito che non riconosceranno l’annessione della Crimea alla Russia. Il diplomatico ha raccontato che Barack Obama e Kerry hanno trascorso il weekend al telefo­no con i leader europei, e – pur a­prendo alla possibilità di una mag­giore autonomia della Crimea, a pat­to che non sia imposta «con una pi­stola alla tempia» – ha preannuncia­to l’eventualità di nuove sanzioni al­l’indomani del referendum. Anche l’Italia resta contraria al refe­rendum, che «innescherebbe dinami­che che chiuderebbero ogni spiraglio possibile di dialogo». Del resto dome­nica, anche il cancelliere tedesco, An­gela Merkel, ha detto a Vladimir Putin che il referendum è illegale e incosti­tuzionale.  Secondo un sondaggio di Focus-Grupp, l’80% dei crimeani sa­rebbe favorevole a un’annessione alla Russia. Le autorità locali hanno peral­tro deciso che la lingua ufficiale a Se­bastopoli d’ora in poi sarà il russo. Do­mani Iatseniuk sarà alla Casa Bianca, mentre giovedì spiegherà la situazio­ne davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mosca, intanto, rafforza la sua presa sulla penisola: domenica attivisti filo­russi hanno fatto irruzione in un o­spedale militare di Sinferopoli. Ieri, in­vece, soldati filorussi armati a volto co­perto hanno fatto irruzione in una ba­se militare ucraina nei pressi di Bahk Cisarai, un villaggio tataro a pochi chi­lometri da Sinferopoli. Ai militari u­craini della base è stato chiesto di «a­derire alla Crimea indipendente».