La protesta. Scontri in Kosovo: feriti anche 14 militari italiani
Le dimostrazioni sono sfociate in violenze
Le proteste di Zvecan - Reuters
Le tensioni nel nord del Kosovo sono aumentate dal 23 aprile scorso, giorno delle elezioni locali in quattro comuni a maggioranza serba. La popolazione di Zvecan, Zubin, Potok e Leposavic ha boicottato il voto e così sono stati eletti 4 sindaci di etnia albanese con un astensionismo del 98%. Venerdì scorso, all'insediamento dei primi cittadini, si sono registrati violenti scontri fra polizia e manifestanti serbi locali che cercavano di impedire l'ingresso nei municipi non riconoscendo l'esito delle votazioni. «Siamo consapevoli e comprendiamo le preoccupazioni sollevate dai nostri partner internazionali – ha detto il premier kosovaro Albin Kurti -, ma ogni altra opzione sarebbe stata un mancato adempimento degli obblighi costituzionali del nostro governo nei confronti dei nuovi sindaci». L’uso della forza da parte della polizia locale ha scatenato l’ira di Belgrado che ha dispiegato il suo esercito al confine sud. La forza Nato dispiegata in Kosovo (KFOR) ha dichiarato di aver «rafforzato la sua presenza» nel nord del Paese e ha esortato Belgrado e Pristina a riprendere il dialogo per ridurre le tensioni con l'aiuto dell’Ue.