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Intervista. Scola: «No alla logica di guerra»

Paolo Viana mercoledì 18 novembre 2015
«La paura è comprensibile, ma va superata. Lo dico ben sapendo che ormai viviamo in una situazione drammatica e il rischio che avvenga anche in Italia quel che è successo in Francia è tutt’altro che remoto». Incontriamo l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, all’uscita dalla Cattedrale di Notre Dame. Ha appena portato all’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Armand Vingt-Trois, la solidarietà e la vicinanza dei milanesi per le vittime degli attentati terroristici dello scorso venerdì 13 novembre. L’incontro ha preceduto l’intervento del cardinale Scola al Collège des Bernardins, che si è tenuto ieri sera. L’arcivescovo di Milano è stato invitato a tenere una riflessione sul tema “Cristo e l’universo”, nell’ambito di un programma di interventi di esponenti delle religioni organizzati in vista della prossima conferenza internazionale Cop21 sul clima che si svolgerà nella capitale francese tra il 30 novembre e l’11 dicembre.  Quale valutazione trae dei fatti di Parigi da quest’ora di colloquio con Vingt-Trois?Che per la Francia è un momento doloroso destinato a durare del tempo. Abbiamo ragionato a lungo su un passaggio della sua omelia di domenica, dove si domandava come dei ragazzi nati e cresciuti nella società francese possano non aver trovato nessun ideale che quello di morte che li ha portati a compiere questa strage. La risposta del cardinale di Parigi è che il richiamo ai valori della Repubblica, centrale nella vita dei francesi, resta importante, ma forse vi è bisogno di qualcosa di più. E di diverso.Questa deriva integralista è una pessima variante del meticciato di culture di cui lei spesso parla. Siamo dunque condannati a vivere nella paura?Ne abbiamo parlato e abbiamo concluso che la paura è comprensibile ma va superata, esiste il dovere di superarla. Aggiungo, che la paura è un’arma potente, che il terrorismo va disarmato ma anche che la paura della gente non deve essere strumentalizzata dalla politica.Non le piacciono i toni bellicosi del governo francese?Non entro nelle dinamiche della politica francese e condanno risolutamente il terrorismo, ma non posso accettare una logica di guerra perché sono un cristiano, figlio di un uomo che ha dato la vita, non l’ha tolta agli altri.Pensa che sia il tempo di un’iniziativa europea?In questi frangenti ci accorgiamo di quanto servirebbe un’Unione Europea diversa, che superasse le sue frammentazioni, e una presenza dei cattolici in una società plurale, che non si limiti a un generico richiamo ai principi o a forme esteriori. I terroristi colpiscono la nostra società e per questo vanno condannati, ma ciò non significa che non si debba lavorare a una società più giusta, meno violenta, più rispettosa della persona umana.  Una società che non confonda il diritto con la legalizzazione delle tante aspirazioni personali, una società che pratichi quell’ecologia integrale di cui parla papa Francesco nella Laudato si’. Il cardinale Vingt-Trois mi ha raccontato un episodio capitato a un parroco: un amico musulmano gli ha spiegato che l’islam impone delle regole chiare e un fedele sa cosa deve e non deve fare, ma che per un cattolico non è altrettanto chiaro. Questo è frutto anche della metamorfosi del concetto di libertà nella società occidentale: pensiamo che essere liberi ci esima dall’interrogarci sull’oggetto dell’atto libero e quindi di decidere cosa sia bene e cosa sia male. Alla lunga, ci smarriamo.