Gran Bretagna. «Schedato» l'orientamento sessuale dei pazienti
Dopo che le scuole hanno introdotto uniformi unisex per maschi e femmine e dopo la proposta di inserire nel prossimo censimento domande riguardanti l’orientamento sessuale, non si ferma in Gran Bretagna la corsa alla ridefinizione dell’identità sessuale assecondando la «cultura del gender».
A partire dal 2019 i medici di famiglia e gli ospedali saranno infatti tenuti a chiedere ai loro pazienti che hanno compiuto i sedici anni quale sia il loro orientamento sessuale. L’obiettivo, ha specificato un portavoce della Sanità, è assicurare a chi non si identifica come uomo o donna un trattamento «non discriminatorio». I pazienti, ha continuato il portavoce, «non saranno obbligati a rispondere e la risposta non avrà un impatto sulle cure ricevute».
Ma le critiche non si sono fatte attendere. Per Peter Swinyard, presidente della Family Doctor Association, una simile indagine è «potenzialmente intrusiva e offensiva», oltre che irrilevante per la maggioranza dei casi clinici. Per Michael Rubra, medico a Ealing, «molti di noi non hanno mancato di sollevare il problema dell’invasione della privacy». «Potete immaginare l’imbarazzo di un ragazzino di sedici anni o di una signora di ottanta a una domanda del genere?», ha continuato il medico.
L’iniziativa è stata promossa con determinazione da associazioni del mondo omosessuale, secondo le quali sarebbe fondamentale conoscere l’orientamento sessuale dei pazienti perché la comunità Lgbt, rispetto a quella eterosessuale, sarebbe più a rischio di suicidio, droga e alcolismo. Ma se la corsa verso la ridefinizione dei parametri sessuali in Gran Bretagna sembra inarrestabile c’è anche chi non ci sta a farsi imporre nuove e indesiderate regole. Recentemente il preside di una scuola privata di Highgate, Adam Pettitt, ha dovuto scusarsi con le famiglie dopo che la sua proposta di introdurre bagni unisex ha spinto numerose famiglie a minacciare di cambiare scuola.