Gli scenari. La risposta di Israele, l'allargamento del conflitto: cosa può succedere
Il leader iraniano Khamenei a Teheran
Cosa succederà in Medio Oriente dopo l'attacco iraniano su Israele? Quali sono gli scenari più probabili? Ecco le nostre risposte alle domande più pressanti sollevate dall'evoluzione dello scontro che in pochi mesi si è esteso al Libano e ora all'Iran.
Israele replicherà all'attacco missilistico dell'Iran?
La rappresaglia israeliana sarà “significativa” nonostante Teheran abbia promesso una vendetta più dura in tale caso. Lo scenario più accreditato prevede un bombardamento di infrastrutture militari e industriali, oppure una “eliminazione” di figure di spicco iraniane, ma non si escludono altre ipotesi. La “guerra segreta” tra Israele e Iran ha, infatti, visto una vasta gamma di scenari negli ultimi anni. Dagli attentati contro scienziati nucleari iraniani agli assalti contro reciproche navi e petroliere, e dai raid contro le basi dei pasdaran in Siria al sabotaggio dei gasdotti.
Israele potrà invece non replicare?
Le dichiarazioni americane circa il “fallimento” dell'attacco missilistico iraniano fanno pensare a una propensione, all'interno dell'amministrazione Biden, a uno stop della pericolosa sequenza di colpi e contraccolpi. Come a dire: “Ora siete pari, fatela finita”. In cambio di questa “astensione”, Israele potrebbe chiedere di avere mano libera altrove, sia sul fronte di Gaza – dove i negoziati si sono arenati da tempo – sia su quello libanese in cui era concentrato l'impegno militare israeliano prima dell'attacco iraniano.
E se la catena di reazioni si allarga?
Questo è il timore di molti Paesi, arabi e occidentali. Una dura risposta israeliana all'offensiva iraniana rischia di trascinare nel conflitto altri attori, a cominciare dalle numerose basi americane disseminate nel Medio Oriente, dalla Siria all'Iraq e ai Paesi del Golfo. Il nuovo dispiegamento nelle acque del Mediterraneo orientale di diversi assetti navali occidentali – spesso con il pretesto di prepararsi a un'eventuale evacuazione dei propri cittadini – indica che il rischio escalation è preso in seria considerazione dalle diplomazie.
Perché l'Iran ha allora deciso di agire in tal modo, cioè attaccando Israele con oltre 180 razzi?
Il presidente Massud Pezeshkian ha detto che il suo Paese è stato “tratto in inganno” dagli Stati Uniti e dall'Europa, i quali avevano promesso un cessate il fuoco a Gaza in cambio di una “non reazione” iraniana all'assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, nella stessa Teheran il 31 luglio scorso. Questo silenzio è però finito, secondo Pezeshkian, per incoraggiare Israele a portare avanti altri assassini eccellenti, non solo tra i vertici delle milizie proxy, ma anche tra i comandanti militari iraniani.
È ancora possibile una de-escalation, almeno a partire dal Libano?
Diversi mediatori lavorano su questa strada, ma molti responsabili israeliani ritengono invece che bisogna sfruttare rapidamente lo squilibrio strategico venutosi a creare con l'uccisione di Nasrallah per imporre un nuovo assetto regionale. I ministri della destra ultranazionalista Ben Gvir e Smotrich considerano che questo sia il momento ideale per andare direttamente alla radice e mettere fine manu militari al progetto nucleare iraniano.