Attentati in Europa. Sbarca anche a Londra l'incubo degli «assalti di terzo tipo»
Anche la Gran Bretagna sperimenta adesso gli assalti di “terzo tipo”, già particolarmente temuti in Francia. Ovvero, quelli né pianificati su grande scala come a Bruxelles un anno fa, né commessi quasi scientificamente da individui isolati molto armati e reduci da addestramenti jihadisti, come fu il caso 5 anni fa nel Midi francese con il “mostro di Tolosa”, Mohamed Merah, pronto a colpire metodicamente le proprie vittime.
La dinamica degli attentati di Londra, come confermavano già ieri diversi esperti francesi, ricorda molto lo stillicidio recente di assalti imprevedibili che ha costretto la polizia e l’intelligence transalpine ad adattarsi a nemici pronti a trasformare un’auto o un semplice coltello in strumenti letali. Una tipologia decentrata che sarebbe in parte legata pure al progressivo arretramento del Daesh in Medio Oriente. Ieri, quasi per sottolineare l’estendersi anche oltre la Manica di minacce che continuano ad attanagliare l’Esagono, il nuovo ministro dell’Interno Matthias Fekl ha assicurato che Parigi «è pronta a fornire il suo sostegno», provando in queste ore «amicizia e piena solidarietà» verso Londra.
La strage di Nizza, per i suoi effetti, resta il più drammatico degli assalti del terzo tipo che hanno tramortito la Francia: l’estate scorsa, subito dopo i tradizionali fuochi d’artificio serali del 14 luglio sul litorale nizzardo, un camion riuscì a schivare i controlli e ad accelerare sulla Promenade des Anglais, ancora gremita. Bilancio: 86 morti ed oltre 400 feriti. A bordo del mezzo pesante, Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, un tunisino residente in città che aveva preso a noleggio il camion, contando pure su complicità. Subito, molti si chiesero: come parare simili attacchi commessi da terroristi “fai da te”, spesso del posto, con mezzi ordinari o di fortuna? Un’angosciosa domanda destinata a riproporsi neppure due settimane dopo, il 26 luglio, in occasione del barbaro assassinio in Normandia di padre Jacques Hamel da parte di due diciannovenni muniti di armi bianche, pronti ad agire a volto scoperto durante la Messa del mattino presso la Chiesa di Santo Stefano, a Saint-Etienne-du-Rouvray, non lontano da Rouen. Da allora, i tentativi di blitz di “terzo tipo” con veicoli impiegati come ariete o con semplici armi bianche si sono moltiplicati, fino agli ultimi casi di queste settimane: l’assalto al Louvre del 3 febbraio, con un machete acquistato legalmente da un egiziano presso un’armeria a due passi dalla Bastiglia, e l’incursione della settimana scorsa all’Aeroporto di Orly, commessa da un pregiudicato francese trentanovenne munito di un revolver a pallini, arma considerata non letale. Del resto, si tratta di uno scenario spettrale che ha nel frattempo funestato pure la Germania, ancora scossa dall’attentato del 19 dicembre a Berlino al mercatino di Natale della Breitscheidplatz, commesso con un camion ariete, in modo analogo rispetto a Nizza.
Bilancio: 12 morti e una cinquantina di feriti. Le intercettazioni, i pedinamenti e le altre tecniche perfezionate dai vari servizi d’intelligence si rivelano efficaci soprattutto contro le azioni jihadiste collettive lungamente preparate o contro quelle fondate sull’addestramento paramilitare di “lupi solitari” come Merah. Ma l’infittirsi delle maglie dell’anti-terrorismo può rivelarsi vano di fronte a individui che non fanno ricorso ad armi da guerra o esplosivi. Intanto, secondo una fonte della sicurezza europea, l’attività sui canali telematici jihadisti è salita dopo il bando ordinato da Londra all’uso di dispositivi elettronici sui voli provenienti da certi Paesi musulmani. «Siamo di fronte a un attentato di un nuovo tipo », aveva ammesso dopo la strage di Nizza l’allora ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve. Ormai premier, ha invece espresso ieri «pieno sostegno agli studenti francesi feriti» a Londra, originari della Bretagna.