La naturalizzazione degli stranieri in Francia potrebbe presto somigliare al rilascio di una patente di guida, con il ritiro previsto per legge in caso di pesante infrazione penale. È questo, in sostanza, il senso degli emendamenti che il governo neogollista si appresta a proporre al Parlamento, nel quadro del “pacchetto immigrazione” che sarà discusso all’Assemblée Nationale a partire dal 27 settembre.Dopo rivelazioni di stampa, la conferma è giunta ieri da fonti dell’esecutivo, ma il carattere controverso delle misure renderà necessaria una riunione speciale all’Eliseo, la settimana prossima, per appianare le residue divergenze fra i 3 diversi ministri competenti: Brice Hortefeux (Interno), Eric Besson (Identità nazionale e immigrazione) e Michèle Alliot-Marie (Giustizia). L’ultima parola, prima del vaglio parlamentare, spetterà dunque al presidente Nicolas Sarkozy, che già il mese scorso, in un discorso a Grenoble, si era detto favorevole all’allargamento dei casi di ritiro della cittadinanza.Accanto ai crimini gravi commessi nei confronti di pubblici ufficiali, potrebbero presto costare la cittadinanza, quando è stata acquisita da meno di un decennio, anche la poligamia abbinata a una truffa avverata verso il sistema assistenziale. Quest’ultima opzione, difesa in particolare da Hortefeux, sembra ispirata a un caso di cronaca che aveva suscitato molto scalpore lo scorso aprile. Riguardo alle violenze contro le persone, fra l’altro, Hortefeux vorrebbe estendere la possibilità di ritiro della cittadinanza anche per le aggressioni contro avvocati, giurati e altre categorie. Un’opzione, questa, che non trova invece l’accordo di Besson, il quale ha fra l’altro ammesso ieri che i provvedimenti in esame potrebbero avere «un’applicabilità giuridica complessa». In un clima già surriscaldato dalle polemiche sulle espulsioni dei rom, le nuove misure auspicate dal governo hanno subito attirato una valanga di reazioni, spesso estremamente critiche e di denuncia. Sul fronte interno, accanto agli attacchi dell’opposizione, il governo ha incassato i forti dubbi di costituzionalità espressi da eminenti giuristi e dalle associazioni di magistrati. Inoltre, 5 organizzazioni cristiane di solidarietà, fra cui la Caritas francese, hanno chiesto ai parlamentari di "rifiutare le disposizioni" più controverse del progetto di legge sull’immigrazione. Non meno pesante è stato poi l’avvertimento giunto dalla riunione ginevrina del Comitato dell’Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale. L’organismo si è detto «preoccupato per le informazioni secondo le quali alcune misure potrebbero essere prese nei settori della cittadinanza con conseguenze discriminatorie fondate sulla nazione di origine».