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Francia. Sarkozy: hanno voluto umiliarmi

Barbara Uglietti giovedì 3 luglio 2014
Martedì: dalle 8 alle due di notte. Quindici ore di fermo negli uffici della polizia anticorruzione di Nanterre: raffica di domande. Poi, dopo un “fermo” supplementare di venti minuti dentro un ascensore della centrale (si è rotto e ci sono voluti i pompieri per farlo ripartire), Nicolas Sarkozy è stato portato davanti ai giudici del pool finanziario di Parigi. Quindi la notifica dell’apertura di un’indagine a suo carico. E il rientro a casa.  Fine di una giornata disastrosa. Inizio di una notte tribolata. L’ex presidente deve averla passata a mettere insieme i pezzi della sua difesa, perché nel pomeriggio è riuscito a consegnare alla tv TF1 e alla radio Europe1 una lunghissima intervista (trasmessa simultaneamente dalle due emittenti alle 20, ora di massimo a- scolto) in cui tutto ha fatto tranne scusarsi o arretrare: sempre e solo all’attacco. Dei giudici, soprattutto.  «C’è stata una precisa volontà di umiliarmi », ha detto Sarkozy, ricordando che le autorità «non avevano fatto fare un secondo di fermo» al ministro socialista del Bilancio, Jerome Cahuzac, accusato lo scorso anno di aver mentito davanti al Parlamento per i suoi conti correnti all’estero. A lui, invece: «Mi hanno messo in stato di fermo per 15 ore, sotto sorveglianza dei poliziotti. Poi – ha raccontato – le due signore mi hanno convocato alle due di notte, senza farmi una domanda. Vi sembra normale?». Le due signore sono Patricia Simon e Claire Thépaut, le due magistrate che da mesi, lavorando da sole, e con estrema riservatezza, tallonano l’ex presidente cercando di capire come possa essere venuto a conoscenza di procedimenti giudiziari in arrivo su di lui per lo scandalo Bettencourt (finanziamenti alla sua campagna elettorale 2007 da parte dell’ereditiera L’Oreal). Vicenda a cui si aggiunge l’inchiesta sul presunto finanziamento della stessa campagna elettorale da parte della Libia di Muammar Gheddafi (ipotesi avvalorata da intercettazioni effettuate nei mesi scorsi e relative, appunto, al caso Bettencourt). Sono state loro, Simon e Thépaut, a decidere il fermo di 15 ore prima di iscriverlo nel registro degli indagati per corruzione in atti giudiziari, traffico d’influenza e violazione del segreto istruttorio. Ipotesi di reato gravissime. Valgono 10 anni di carcere.L’ex capo dell’Eliseo le ha accusate di essere orientate politicamente («è normale che abbiano scelto un giudice del Sindacato magistrati la cui ossessione politica è distruggermi?», ha chiesto riferendosi alla Thépaut), e ha denunciato la «strumentalizzazione politica di una parte della giustizia oggi». «Accuse grottesche». «Metodi indegni». «Uno scandalo», ha ripetuto.  Nel mirino dell’ex leader neogollista c’è finito pure il premier, Manuel Valls, che in mattinata aveva definito gravi i fatti a lui imputati: «Che ne sa? Come li conosce?», ha sbottato Sarkozy. Risparmiandosi commenti, invece, sulle dichiarazioni generose di François Hollande, che ha ricordato la «presunzione di innocenza» e guadagnato – “effetti collaterali” dello scandalo – cinque punti nel suo indice di popolarità peraltro sempre bassissimo (23%, studio Paris-Match). Forse è soprattutto a questo, alla poltrona traballante di Hollande, che si sta aggrappando Sarkozy con tutta la forza che ha. Ieri l’ha detto chiaro e tondo che non intende mollare – «amo appassionatamente il mio Paese e non mi scoraggio davanti alle villanie e alle manipolazioni politiche» – e che non esclude affatto un suo eventuale ritorno in politica tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, puntando prima alla guida dell’Ump e poi alla presidenza. Dopo aver risolto, posto che ci riesca, una montagna gigantesca di guai.