Reportage. Malta, un ex-convento per i rifugiati africani
reportage e foto di Sara Lucaronivenerdì 24 luglio 2015
Durante la prima Guerra del Golfo, nel 1991, qui venivano accolti gli iracheni in fuga. Il governo non aveva strutture adatte all’accoglienza e la Malta Emigrants’ Commission li faceva alloggiare nella scuola del convento delle suore del Buon Pastore, a Balzan. Oggi, ad ogni nuovo sbarco, dopo il periodo nei centri di detenzione in attesa dei documenti, molti eritrei, somali ed etiopi vivono qui mentre cercano un lavoro o frequentano corsi di lingua. Tra corridoi e vecchie aule, le porte si aprono su stanze in cui ognuno ricostruisce un pezzetto della casa che ha dovuto lasciare. A gennaio l’ultimo sbarco, 91 subsahariani. “Siamo stati i primi ad aiutare i profughi che arrivavano a Malta. In seguito in sinergia con Jesuit Refugee Service. Loro si occupano di assistenza legale, dei documenti e di sostegno psicologico. Noi ci occupiamo dell’emergenza: un alloggio, il lavoro, i bisogni più immediati", spiega fr Alfred Vella, direttore della ong cattolica, operativa dagli anni ’50 e nata inizialmente per assistere i maltesi che decidevano di trasferirsi in Australia, Stati Uniti e Inghilterra. La Commissione mette a disposizione dei migranti 14 case, per un totale di 400 posti, più il convento nel cuore di Balzan. Accolgono madri e ragazze sole o con minori, famiglie e persone con disabilità.
Piange un neonato, vive con la madre nella stanza accanto a quella di Kidest, 22 enne etiope. Jeans e maglia bianca, fuggita due anni fa. Mostra la cosa più preziosa che ha, una Bibbia dalla copertina consumata. Ha fatto il suo stesso viaggio, attraverso il Sudan, dove è rimasta un mese prima di entrare in Libia dal deserto, con il pick up dei trafficanti. Al piano superiore, la vecchia mensa fa da sala giochi. Una fila di divani la rendono anche un salotto per le madri, e il lucernario sul soffitto anche un asciugatoio. Sul corridoio accanto, da cui è stata ricavata una piccola cucina, si affacciano le aule più grandi, in cui dormono le famiglie più numerose. Come quella della famiglia amica di Ismael. Ha 33 anni e lavora all’ospedale Mater Dei con la Malta Service. “Ci capita spesso di firmare una garanzia per l’apertura di conti correnti, contratti di lavoro, gli affitti. Siamo anche un’agenzia di lavoro. Le aziende e i commercianti sono in contatto con noi, e noi li mettiamo in contatto con chi cerca lavoro”, spiega fr Vella.
Deborah ha 9 anni, un ciuffo ribelle sulla fronte, il padre lontano. Parla perfettamente maltese.Lo ha imparato alla scuola primaria di Balzan, che frequenta con Aeiou. Si stanno integrando nella società maltese, l’Europa per loro al momento è grande come l’isola di Malta.
A giugno di quest’anno, erano 867 migranti negli Open Center. Di questi, 285 sono stati accolti dalla Malta Emigrants’ Commission, 268 vivono al centro di Hal Far-Hangar e 113 alla vecchia tendopoli, l’Hal Far Tent Village.109 quelli al Marsa Open Center. I migranti irregolari arrivati nel 2014 sulle coste maltesi sono appena 569. Cifra dovuta all’accordo tra Malta e Italia di effettuare gli sbarchi sulle coste italiane, un accordo informale tra governi che ha messo a tacere le passate polemiche sui soccorsi. Il 67% dei richiedenti asilo viene da Somalia, Sudan ed Eritrea. 1.352 le domande di protezione internazionale presentate, delle quali il 44% da cittadini libici. Gli arrivi dal mare sono stati sostituiti dagli arrivi per via aerea con visti turistici. Dalla Turchia per i siriani e da Egitto e Tunisia per chi lascia la Libia. Una media di 4 persone al giorno arriva con un volo, soprattutto dalla Libia, per fare richiesta di protezione internazionale.