Sant'Egidio . Covid-19: «Africa, picco dopo metà maggio, pronti per prevenire e curare»
Mozambico, attiviste del programma Dream della Comunità di sant'Egidio
«La pandemia del Covid-19 sta mostrando che siamo tutti nello stesso mare in tempesta. Ma i paesi africani sono su barche più fragili e dobbiamo aiutarli a rafforzarle». Il presidente della Comunità di sant'Egidio Marco Impagliazzo lancia un appello per aiutare i paesi africani che in questa emergenza sanitaria rischiano molto di più, e mette a disposizione la presenza capillare della Comunità in Africa, il suo patrimonio di risorse umane - oltre 10 mila volontari e operatori sanitari - ma anche materiali. E apre una sottoscrizione, perché il picco nel continente africano che arriverà dopo la metà di maggio «può colpire in maniera sproporzionata» in paesi quasi completamente sprovvisti di strumenti per curare i malati di Coronavirus: «In Togo ci sono solo 4 respiratori, in Burkina Faso 15 posti in terapia intensiva».
Dalla Sala della Pace della sede trasteverina della Comunità, la sttssa in cui - ricorda Impagliazzo - sono stati firmati molti trattati di pace da paesi africani ed è stato avviato il programma Dream contro l'Hiv in Mozambico - il presidente di Sant'Egidio lancia in videoconferenza stampa un allarme e un appello. «Per ora i numeri della pandemia in Africa sono abbastanza contenuti, 33.353 mila i casi confermati, con 1.471 morti, ma la mortalità è più alta che in Occidente e arriva al 5%». Molti paesi africani sono infatti privi di una vera e propria struttura di welfare. «Ogni paese oggi è concentrato sui propri problemi, giustamente, ma dobbiamo dare una mano alle strutture più fragili delle nostre.
Per contribuire alla necessaria azione di contrasto, e una azione capillare di prevenzione, ancora più indispensabile in Africa, la Sant'Egidio «mette a disposizione tutti i suoi strumenti forte di una presenza capillare sul territorio». Si tratta della rete di sanitari e volontari che già operano in numerosi paesi nell'ambito del Programma Dream, funzionante da anni nell'ambito della lotta alla tubercolosi, a Ebola, all'Hiv e alla malaria. «Già al momento sono in funzione programmi per la distribuzione di generi di prima necessità, per la messa in sicurezza del personale sanitario con camici, guanti, mascherine, visiere«.
Volontari e membri locali di Sant'Egidio «provvedono in molti paesi alla consegna di medicinali (nel caso dell'Hiv) per i prossimi tre o sei mesi», per assicurare gratis le cure necessarie evitando viaggi e spostamenti forieri di ulteriori contagi. Il fatto che l'Africa abbia una popolazione giovane «è un fattore frenante la diffusione del virus - ricorda Impagliazzo - ma la barriera dell'età è solo un aspetto della prevenzione». La Comunità di Sant'Egidio lancia una grande sottoscrizione e reclama «l'accessibilità universale alle cure e alla prevenzione».