Il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi ha prestato oggi giuramento davanti al Parlamento birmano, ponendo fine a una settimana di stallo per approvare il suo primo mandato elettorale, dopo due decenni di lotta politica. Dopo l'appello all'unità, lanciato dal Segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, Aung San Suu Kyi ha rinunciato a boicottare l'evento.La leader d'opposizione, che ha conquistato il suo primo seggio nelle elezioni suppletive del 1° aprile, e altri 33 membri della Lega nazionale per la democrazia hanno giurato di "salvaguardare" la Costituzione, che assicura ampi poteri ai militari. "Sarò fedele alla Repubblica dell'Unione della Birmania e alla sua gente e mi impegnerò anche ad assicurare la non-disintegrazione dell'Unione e della solidarietà nazionale e la perpetuazione della sovranità" hanno affermato.I vescovi del Myanmar hanno espresso soddisfazione e speranza per "il nuovo passo avanti" del Paese. Monsignor Raymond Saw Po Ray, presidente della Commissione "Giustizia e pace" della Conferenza episcopale - interpellato dall'agenzia
Fides - commenta: "Siamo felici di questo passo: crediamo sia un miglioramento, per il cambiamento e il rinnovamento del Paese". Ma "prima di parlare di nuova era", rimarca il vescovo, bisogna ancora essere prudenti e dire che "siamo all'inizio di una nuova fase, dato che vi sono ancora molte sfide da affrontare". Una di queste, ribadisce, è la pacificazione con le minoranze etniche: "Attualmente, si è raggiunto il cessate il fuoco in diversi focolai di conflitto con le minoranze etniche, ma nel Nord del Paese, nell'area dei kachin, la situazione è ancora molto difficile e problematica, per diversi fattori, legati alla presenza dell'esercito e anche all'influenza di potenze straniere".La Chiesa cattolica, piccola minoranza, conclude il vescovo, "sta lavorando nella società, con la popolazione, a fianco di funzionari civili e di altre comunità religiose, per dare un contributo al rinnovamento del Paese".