Dopo la strage di San Bernardino. La battaglia di Obama contro le armi. Persa
"Chi è inserito nella no-fly list può entrare in un negozio e acquistare un'arma. Questo è folle. Invito il Congresso a correggere la legge". Lo ha detto Barack Obama nel suo messaggio del sabato. Riferendosi alla strage di San Bernardino, il presidente ha detto che "i killer hanno usato fucili d'assalto in stile militare per uccidere quante persone possibili. E questo ci ricorda che in America è troppo facile per le persone pericolose mettere le mani su un'arma". Obama continua, quindi, la sua battaglia contro le armi facili: "Se sei troppo pericoloso per salire su un aereo lo sei anche, per definizione, per comprare una pistola - ha ribadito -. Potremmo non essere in grado di prevenire ogni tragedia ma, come minimo indispensabile, non dovremmo rendere più facile a potenziali terroristi o criminali mettere le mani su un'arma che potrebbero usare contro gli americani".Ma il Congresso fa orecchie da mercante L'ennesimo appello di Barack Obama per una stretta sulle armi in America ancora una volta però è destinato a cadere nel vuoto. A rimanere inascoltato di fronte a un Congresso più che mai sordo, che di aggredire alla radice le cause delle tante stragi di massa, terrorismo o non terrorismo, non ne vuole assolutamente sapere. Così il Senato, poche ore dopo il massacro di San Bernardino, ha bocciato due emendamenti che erano stati presentati in aula per tentare di far passare alcune norme che la Casa Bianca definisce "di buon senso". "Possiamo fare qualcosa senza violare alcun diritto fondamentale", ha tuonato il portavoce Josh Earnest, sottolineando come Capitol Hill se vuole può dare in maniera rapida alcune risposte efficaci al triste fenomeno delle sparatorie "seriali". Invece la camera alta ha detto ancora una volta "no" in particolare a due misure: permettere ai procuratori statali di bloccare la vendita o il trasferimento di armi ed esplosivi a persone ritenute sospette, come quelle presenti nelle cosiddette "watch list" sul terrorismo; estendere universalmente i controlli sull'acquisto di pistole o fucili (i cosiddetti "background check"), per verificare se gli acquirenti abbiano precedenti penali o problemi legati a disturbi mentali. Mentre la prima proposta era stata avanzata dalla senatrice democratica Dianne Feinstein, da sempre paladina nella crociata contro le armi da fuoco, la seconda è la stessa che fu presentata nell'aprile 2013 sull'onda della strage di bambini della Sandy Hook Elementary School. Oggi come allora quest'ultima proposta è stata bocciata. "Non un singolo senatore ha cambiato la sua posizione rispetto a due anni fa", commentano amaramente alcuni osservatori. È in pratica impossibile sfidare il tabù del secondo emendamento della Costituzione Usa, quello che riconosce a tutti i cittadini il diritto di possedere armi. È troppo forte la lobby delle armi, quella rappresentata soprattutto dalla National Rifle Association (Nra), che vanta l'appoggio anche di molti membri del Congresso del partito democratico. Addirittura i repubblicani in corsa verso le prossime elezioni presidenziali, da Trump in giù, in molti casi chiedono di combattere il fenomeno delle stragi di massa dando più armi a scuole, chiese, uffici pubblici, per difendersi.