Mondo

Parigi. Francia, salvata la «bimba del jihadista»

Daniele Zappalà giovedì 4 settembre 2014
Il calderone bellico siriano stava per inghiottirla, ma alla fine Assia, bimba francese di 2 anni, ce l’ha fatta a scamparla, ritrovando le braccia della coraggiosa madre Mériam. La storia che ha appena commosso la Francia era cominciata tragicamente 11 mesi fa, il 14 ottobre. Come tutti i lunedì, la bimba, allora di 18 mesi, passa la giornata con il padre Hamza Mandhouj, 25 anni, franco-tunisino, ex impiegato in una scuola, che si è separato dalla moglie Mériam Rhaiem. Ma quest’ultima, la sera, attende invano la restituzione della bambina. L’ex marito, radicalizzatosi dopo un viaggio in Arabia Saudita, ha scelto di fuggire con Assia in Medio Oriente, dove vuole raggiungere una brigata francofona del gruppo jihadista Jabat al-Nosra, attivo in Siria.  Mériam non si perde d’animo. Lo scorso dicembre, diffonde un appello rivolto al capo dello Stato, il socialista François Hollande: «Imploro il presidente della Repubblica di fare tutto ciò che è in suo potere, con il suo omologo turco, per recuperarla». In quelle settimane, in effetti, l’ex marito si è manifestato dalla Turchia, ma ben presto varcherà la frontiera siriana. Lo scorso marzo, dopo vari interventi in televisione, Mériam, sostenuta da un legale, chiede che Assia possa essere riconosciuta ufficialmente come «il più giovane ostaggio francese in Siria». Pur riuscendo a mantenere a distanza un filo di dialogo con l’ex marito, la donna ammette pubblicamente di non sperare più in possibili ravvedimenti: «È talmente indottrinato, non posso più salvarlo, per lui è finita». La traiettoria dell’uomo assomiglia a quella di centinaia di altri aspiranti jihadisti francesi partiti in Medio Oriente, contro cui Parigi ha appena adottato misure di controllo e repressione senza precedenti. Il nodo sul destino di Assia si è sciolto felicemente solo nei giorni scorsi, ancora una volta grazie al coraggio materno di Mériam, ormai spalleggiata dalle autorità transalpine. La donna dice all’ex marito di volerlo raggiungere alla frontiera turco-siriana. I due si danno dunque appuntamento, ma sul posto sopraggiunge invece la polizia turca, che arresta l’uomo e la piccola Assia. Prima di poter definitivamente ritrovare il tepore materno, la bimba, che ha oggi 28 mesi, avrebbe ancora patito 48 ore di stato di fermo assieme al padre, che era nel mirino di un mandato d’arresto internazionale e rimane per il momento sotto arresto in Turchia. Ieri mattina, prima dell’alba, Assia e la madre sono invece atterrate all’aeroporto militare di Villacoublay, a sud di Parigi, dov’erano attese anche dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, che ha approfittato dell’occasione per sottolineare la collaborazione di Ankara.  Le immagini dell’arrivo notturno della bimba, avvolta in una coperta beige fra le braccia della madre sorridente, hanno subito infuso note di tenerezza nel palinsesto mattutino di tutti i media nazionali. E qualche commentatore ha pure ricordato le somiglianze della storia a lieto fine con la trama del noto film americano «Mai senza mia figlia», di Brian Gilbert, uscito nel 1991.