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Russia. L'ultimo saluto a Gorbaciov da parte di chi vuole democrazia

Raffaella Chiodo Karpinsky sabato 3 settembre 2022

Mentre ancora si svolge la “Maratona per Gorbaciov” promossa a Mosca da “Jabloko”, il movimento politico fondato da Gregory Javlinskij, un altro premio Nobel per la pace, Dimitri Muratov lo ha accompagnato aprendo il corteo fino al cimitero Novodevichy. Lì Gorbaciov è stato sepolto affianco a sua moglie Raissa Maximovna. Gesti e fatti che segnano il nostro tempo e la storia. Messaggi rivolti all’opinione pubblica russa e quella di tutto il mondo.

Si chiude una giornata particolare, a suo modo emblematica e che propone diverse riflessioni e interpretazioni. Durante la maratona di testimonianze per ricordare come Mikhail Sergejevich ha cambiato la nostra vita sono intervenuti figure che hanno condiviso le fasi importanti dell’azione politica di Gorbaciov durante la perestrojka e che negli anni a venire hanno portato avanti il cuore di quel processo facendo i conti con una piega sempre più soffocante del potere che si è consolidato fino a esprimersi nella Guerra con l’Ukraina.

Persone che in questi anni e ancora oggi sono il riferimento nella lotta per l’affermazione dei diritti umani, per la libertà di espressione e di parola e che rappresentano l’altra possibile Russia. Le testimonianze si sono dipanate per lunghe ore dalle 13 alle 21 in forma ibrida, in presenza e anche su Zoom. Javlinskij ed altri intervenuti hanno riportato il segno di speranza che deriva da fatto che nella fila per portare omaggio a Gorbaciov nella famosa Sala delle colonne., c’era soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni. Persone nate dopo la fine dell’URSS e che dei 6 anni di governo di Gorbaciov hanno solo potuto sentire parlare alla lontana e spesso in modo negativo quando non con disprezzo.

Più volte in questo incontro si è sentito dire che la speranza della Russia di oggi poggia sul fatto che la percezione più sincera del senso della perestroijka e della glasnost di Gorbaciov è più forte in questi giovani. E’ un messaggio prezioso che ad esempio è stato sottolineato da Jan Rachinskij Jan Rachinskij direttore dell’Ong fondata dal Nobel per la pace Andrej Sakharov che custodisce la memoria di milioni di vittime dei lagher e il registro dei detenuti politici della Russia contemporanea. “Questo ci dice che non è tutto perduto.” Che l’eredità di quanto fatto da Gorbaciov ha lasciato il segno e rappresenta una speranza per il futuro. Considerato che Rachinskij aveva iniziato ricordando la repressione e la chiusura di Memorial proprio poco prima dell’inizio della guerra e del contesto che vede soffocata la libertà di espressione tutto questo assume un peso e un significato degno di alta attenzione.

Reuters

Dunque non solo membri più o meno noti del Movimento Jabloko ma tanti attori della società civile e della intellighenzia russa come Nadjezhda Azhgikhina, giornalista ed ex vice presidente della Federazione Europea dei Giornalisti, oggi direttrice di PEN Mosca, ha uno dopo l’altro riflettuto sul passato, sulla perestrojka e sul colpo di stato del 1991, forse più di quanto non sia accaduto lo scorso anno in occasione del 30 anniversario, quando prevalentemente passò nell’indifferenza.

Una riflessione che rappresenta pure un’analisi dura e senza sconti verso quanto sia mancata progressivamente l’agibilità politica in Russia, di quanto il mancato sostegno a Gorbaciov a suo tempo da parte dell’Occidente sia simile alla mancanza di investimento nelle relazioni con la società civile russa, soprattutto quando questa richiamava l’attenzione dell’occidente sulla restrizioni degli spazi democratici la repressione spazi di azione per la società civile. Il bisogno di trasparenza era ed è la base per la possibilità di un cambiamento nella società e nel rapporto fra cittadini e istituzioni consolidate. Una giornata che ha offerto la possibilità di ritrovarsi e poter sviluppare la riflessione. Una base per guardare al passato e imbastire il futuro forse con più consapevolezza e determinazione.