Russiagate. Incriminati 13 russi per «interferenze sul voto» Usa
Rod Rosenstein, viceministro della Giustizia e responsabile dell'indagine sul Russiagate, incontra la stampa (Ansa)
La giustizia americana ha incriminato tredici cittadini russi per «ingerenza nelle elezioni e nel processo politico americano». Lo ha annunciato un comunicato del procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller. Tutti gli incriminati sono accusati di complotto per «ingannare» gli Stati Uniti, tre anche di frode bancaria e cinque di furto aggravato d’identità, prosegue la nota. La base del gruppo era a San Pietroburgo, ma alcuni viaggiarono e andarono negli Stati Uniti, tra cui in Nevada, California, New Mexico, Colorado, Illinois, Michigan, Louisiana, Texas, Georgia e New York. Il presidente Donald Trump: «Nessuna collusione con Mosca».
Il ministero degli Esteri russo ha bollato come una «assurdità» l’incriminazione.
Un non nominato “attore” politico americano basato in Texas avrebbe istruito il gruppo a concentrarsi sugli Stati in bilico tra repubblicani e democratici. «Centinaia» di persone sarebbero state coinvolte nell’operazione, lavorando in turni e con un bilancio di milioni di dollari.
Avrebbero preso di mira siti di social media come Facebook, Twitter, YouTube e Instagram. Tra gli imputati c’è l’uomo d’affari russo Yevgeniy Viktorovich Prigozhin, che è accusato di usare le sue società, Concord Management and Consulting Llc e Concord Catering, per finanziare il lavoro dell’Ira. Secondo l’incriminazione gli accusati hanno cospirato, dal 2014 sino a oggi, per interferire «con il processo politico ed elettorale statunitense, incluse le presidenziali 2016».
Per Mueller, il gruppo si finse americano e controllò account sui social media che si concentrava su questioni divisive su temi sociali e politici. Sotto la gestione di Yevgeny Prigozhin, stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin, i russi raggiunsero «numeri significativi» di americani, afferma la nota. Avevano «l’obiettivo strategico di seminare zizzania nel sistema politico americano» e nella prima metà del 2016 sostenevano la campagna del repubblicano Donald Trump e minavano quella di Hillary Clinton.
Il vice ministro della Giustizia, Rod Rosenstein, responsabile sulle indagine sul Russiagate, ha chiarito che non ci sono americani indagati.