Politica. Romania, presidenziali da rifare. Perché la Corte ha annullato il primo turno
Calin Georgescu ed Elena Lasconi
In Romania c’è un caos istituzionale senza precedenti. La Corte Costituzionale di Bucarest ha annullato l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre, per presunte «ingerenze straniere» nel processo di voto, in primo luogo della Russia. La decisione, clamorosa e inedita in un Paese Ue e non solo, è destinata ad avere ripercussioni importanti anche a Bruxelles. A influire sulla volontà dei giudici c’è stata la desecretazione di alcuni documenti, secondo i quali il candidato filorusso, Calin Georgescu, sarebbe stato favorito da una campagna sui social, in particolare TikTok, particolarmente aggressiva, con un imprenditore che ha pagato diversi influencer perché facessero dichiarazioni di voto a suo favore. Tutto da rifare, dunque, probabilmente nel nuovo anno. La tempistica elettorale dovrebbe essere resa nota nei prossimi giorni. Nel Paese la tensione è alle stelle. L'8 dicembre si sarebbe dovuto votare per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Proprio l’Alta Corte, nei giorni scorsi, aveva dato il via libera, respingendo obiezioni e ricorsi. I documenti desecretati hanno cambiato tutto e adesso nel Paese regna il caos.
Il candidato “incriminato” ha respinto le accuse, assimilando la decisione della Corte a «un colpo di Stato». Dura anche l’altra candidata alla presidenza, Elena Lasconi, del partito di centrodestra Usr e comunque favorita nei sondaggi, secondo la quale «la decisione della Corte Costituzionale è illegale, amorale e si scontra con la vera essenza della democrazia, ossia il voto». Diverse le dichiarazioni del premier, il socialista Marcel Ciolacu, che il 24 novembre era il favorito dai sondaggi e che è arrivato clamorosamente appena al terzo posto, secondo il quale il provvedimento dei giudici «è la decisione più corretta».
Negli ultimi giorni, le strade della capitale erano state investite da una manifestazione alla quale avevano partecipato migliaia di persone, sventolando bandiere dell’Europa. La situazione è resa ancora più delicata dal risultato delle elezioni parlamentari di domenica scorsa, che hanno fatto registrare un picco di affluenza al voto. Il partito socialista si è confermato la prima forza politica, con il 22,3% dei voti, ma i partiti di destra insieme hanno ottenuto il 18% dei consensi, triplicando i voti rispetto alle elezioni del 2020, grazie a una narrazione anti-Ue, Nato e migranti. Anche in questa circostanza, una parte fondamentale è stata giocata dai social network, con il premier in carica Ciolacu, che commentando i risultati aveva parlato di «avvertimento per tutta la classe politica».