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FLORIDA. Usa, pastore brucia il Corano L'Iran chiede le scuse ufficiali

lunedì 30 aprile 2012
Il controverso pastore della Florida, Terry Jones, che lo scorso anno ha letteralmente infiammato i rapporti tra Stati Uniti e Islam con il suo rogo del Corano, ha bruciato di nuovo il testo sacro islamico nella sua chiesa a Gainsville.Secondo quanto riporta il Gainsville Sun, il pastore ha bruciato diverse copie del Corano, insieme a un'immagine del profeta Maometto, per protestare contro la detenzione di un pastore cristiano evangelico in Iran.Circa una ventina di persone hanno partecipato a quella che Jones definisce una cerimonia di fronte al Dove World Outreach Center. Jones chiede che venga rilasciato Youcef Nadarkhani, accusato di apostasia per essersi convertito dall'Islam al cristianesimo.Subito dopo il rogo, sono arrivati alla chiesa i vigili del fuoco che hanno multato per 271 dollari il pastore per aver acceso un fuoco senza l'autorizzazione. Dopo il rogo del 2011 - che la stessa amministrazione Obama cercò di bloccare in tutti i modi - scoppiarono violente proteste in Afghanistan, con una serie di attacchi, compreso uno all'ufficio dell'Onu in cui rimasero uccise sette persone.L'IRAN CHIEDE LE SCUSE UFFICIALI DEGLI USAUna dura presa di posizione è arrivata da Teheran. In un comunicato rilanciato dall'agenzia Isna, il ministero degli Esteri iraniano sostiene che si tratta di un gesto in linea con un "progetto di islamofobia", per il quale sono necessarie le scuse degli Usa al mondo musulmano. "È ovvio che queste misure orrende creano odio religioso e scatenano la rabbia dei musulmani", si legge nella nota.
Il ministero si dice poi certo che la comunità internazionale si aspetta una rapida e dura reazione delle autorità Usa, che devono punire chiunque sia coinvolto in questo gesto. Il comunicato chiede infine che Washington si scusi ufficialmente con l'intera comunità musulmana per questo insulto all'Islam.
IL CASO ALL'ORIGINE DEL ROGOIl nuovo rogo del Corano che sta creando polemiche tra Iran e Usa è stato perpetrato per protestare in favore del pastore evangelico iraniano Youcef Nadarkhani, convertitosi al cristianesimo e ora in carcere per un controverso caso giudiziario.Il caso fece clamore nell'ottobre scorso quando erano stati annunciati gli allora più recenti sviluppi. Convertitosi a 19 anni, Nadarkhani - che ora ne ha 35 ed è padre di due figli - era diventato la guida spirituale di una piccola comunità evangelica ribattezzata "Chiesa dell'Iran". Varie diplomazie occidentali - Stati Uniti e Italia compresi - hanno fatto appello per la liberazione del pastore il cui caso era stato esaminato dalla Corte suprema nel luglio scorso con sentenza annullata e dossier rinviato al tribunale di Rahst, nella provincia settentrionale di Ghilan, per ulteriori accertamenti. Da allora si è in attesa di un parere religioso (fatwa) da parte della Guida suprema, Ali Khamenei, che risolva il caso dato che al leader religioso si riconduce anche il potere giudiziario.Nadarkhani, arrestato nel 2009, secondo diversi annunci tra cui quello del suo avvocato era stato condannato a morte l'anno successivo per reati diversi dall'apostasia ("crimini contro la sicurezza"), ma sulla sentenza era stato fatto ricorso alla Corte Suprema. Un comunicato della Corte, il secondo e ultimo grado di giudizio in Iran, non aveva fatto cenno ad una condanna a morte e fonti ufficiali iraniane avevano dichiarato che "non è mai stato condannato a morte". La pena capitale, era stato sottolineato anche a livello di governatorato provinciale, in Iran non può essere inflitta "per aver cambiato religione". L'ultima esecuzione per apostasia viene considerata quella del 1990, con l'impiccagione a Mashad del pastore Hossein Soodmand.