Usa. Caccia agli irregolari: 3 milioni di immigrati a rischio deportazione
Il primo tratto di muro che, dal 1990, divide San Diego in California dalla messicana Tijuana (Ansa)
Dopo la sconfitta in tribunale, Donald Trump si appresta a firmare un nuovo decreto che renda più difficile l’ingresso negli Stati Uniti ad alcune categorie di persone. Nel frattempo, il governo Usa ha già cominciato a mettere in atto un altro ordine esecutivo, con il quale il presidente Usa ha promesso di deportare tre milioni di immigrati senza documenti. Nell’ultima settimana sono state infatti «migliaia gli arresti in centinaia di raid in almeno sei Stati» da parte degli uomini dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice). Le operazioni, che secondo le autorità sono dirette contro criminali, hanno coinvolto in realtà anche migranti irregolari senza precedenti penali e con figli in possesso di cittadinanza statunitense – un gruppo che l’Amministrazione Obama aveva protetto dall’espulsione.
Il decreto del 25 gennaio scorso del nuovo capo della Casa Bianca amplia invece enormemente le linee guida inviate da Washington agli agenti dell’immigrazione sulle categorie da arrestare con urgenza. Oltre ad aver seminato paura nelle comunità di migranti, i raid hanno provocato un esodo di richiedenti asilo verso il Canada, raggiunto spesso a piedi attraversando campi innevati.
Ieri il presidente Usa ha anche ribadito la sua determinazione a costruire il muro al confine con il Messico, respingendo le stime dei media che il suo costo sarà ben più alto delle previsioni della Casa Bianca.
Trump ieri ha però riservato le sue più velenose invettive via Twitter alla magistratura federale, colpevole di aver sospeso il suo stop all’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di sette Paesi islamici e dei rifugiati. «Il nostro sistema legale è a pezzi!», ha scritto il neo-presidente. Il capo dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus, ha insistito che un appello alla Corte Suprema resta possibile, ma il presidente si è detto impaziente di ribadire il suo bando con un nuovo decreto.
Riaffiora intanto il dossier compromettente stilato dall’intelligence russa su Trump. Il fascicolo potrebbe contenere elementi credibili, stando agli investigatori americani che stanno indagando sulle 35 pagine raccolte da un ex spia britannica e circolate su Internet poco prima che il nuovo presidente si insediasse alla Casa Bianca. Secondo la Cnn, gli agenti segreti Usa hanno provato che alcune telefonate trascritte nel documento sarebbero avvenute nei giorni e alle ore citate. Non ci sono notizie sui temi discussi e neppure la certezza che Trump sia menzionato. Tuttavia, le prove nelle mani degli investigatori Usa danno alla polizia e all’intelligence americana «grande sicurezza» nella veridicità di alcu- ni aspetti del dossier. La Casa Bianca si è limitata a dirsi «disgustata dalle notizie false di Cnn», nelle parole del portavoce Sean Spicer. Il fascicolo descrive, oltre a comportamenti sessualmente compromettenti del magnate, anche i rapporti tra Trump e alcuni notabili del governo russo, sostenendo una diretta influenza del Cremlino sul miliardario.
La decisione dei servizi Usa di rivelarne l’esistenza sia a Trump che a Barack Obama ha suscitato le ire del tycoon e una tensione mai appianata fra il nuovo capo della Casa Bianca e le agenzie d’intelligence. Malumori destinati a crescere dopo le indiscrezioni, emerse sempre da fonti d’intelligence, che Mosca starebbe valutando di consegnare Edward Snowden agli Stati Uniti come “regalo” al nuovo inquilino di Pennsylvania Avenue.
Rifugiatosi in Russia, Snowden è la talpa che ha rivelato lo scandalo delle intercettazioni della National Security Intelligence (Nsa) ai danni di milioni di americani. Trump lo ha duramente attaccato in passato, definendolo un traditore e «una spia che deve essere giustiziata»