Si alzano pericolosamente i toni
tra Italia e Egitto su Giulio Regeni, con Il Cairo che arriva ad
accusare gli italiani di voler "sfruttare" politicamente il caso
di un ragazzo barbaramente torturato e ucciso "per questioni
interne".
Mentre Roma, per bocca del premier Matteo Renzi e del
ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, insiste nella richiesta
di "verità" a tutti i costi dopo il fallimento registrato fino
ad oggi nelle indagini. E insiste in particolare nella richiesta
dei tabulati telefonici, ritenuti indispensabili dai magistrati
romani ma che Il Cairo non intende assolutamente consegnare
perché, sostiene, si violerebbe la costituzione e "la privacy"
di centinaia di migliaia di cittadini.
"Le indagini investigative nel mondo si fanno molto spesso
basandosi sui tabulati, sulle intercettazioni" e se non ci
fossero "buona parte delle indagini che si fanno anche nei Paesi
più attaccati alla privacy non si farebbero", ha ricordato dal
Giappone Gentiloni. "Io rispetto gli argomenti dei governi con
cui abbiamo a che fare", ha detto ancora riferendosi al
perentorio "no" opposto sabato dalla Procura generale egiziana
alla consegna dei tabulati delle utenze agganciate alle celle
del Cairo vicine ai luoghi di scomparsa di Regeni e del
ritrovamento del suo corpo martoriato. "Ma il buon senso dice
che nelle indagini si usano questi strumenti. Dalle Alpi alle
Piramidi", ha aggiunto il ministro.
Dopo "l'irritazione" espressa ieri dal capo della diplomazia
egiziana Sameh Shoukry al suo omologo italiano, oggi in una
telefonata trasmessa da una tv privata il portavoce del
ministero degli Esteri Ahmed Abou Zeid ha sostenuto che il
governo italiano "è sotto grande pressione da parte
dell'opposizione" e che il ministro dello Sviluppo economico
Federica Guidi "si è dimessa sullo sfondo di accuse in un caso
di corruzione": "Il pericolo che avvertiamo", ha detto Abou Zeid
ribadendo l'incostituzionalità della richiesta di Roma sui
tabulati, "è il tentativo di politicizzare questo dossier", cosa
che "non è nell'interesse dell'inchiesta o delle relazioni"
italo-egiziane.
Un interesse di cui Renzi ha parlato al Tg5: "Abbiamo sempre
avuto un buon rapporto con l'Egitto però, parliamoci chiaro, qui
c'è un giovane italiano che è stato torturato ed ucciso. Per
rispetto alla sua famiglia e al nostro Paese abbiamo il diritto
e il dovere di conoscere la verità. Non potremmo fermarci se non
davanti alla verità, quella vera, non quella accomodata".Intanto ieri si è concretizzata la prima
delle "misure" che l'Italia ha preso per spingere l'Egitto a
muoversi nella ricerca dei veri colpevoli dell'uccisione del
ricercatore friulano scomparso il 25 gennaio e ritrovato
cadavere nove giorni dopo sempre nella capitale egiziana:
l'ambasciatore d'Italia al Cairo, Maurizio Massari, è rientrato
fisicamente a Roma per consultazioni, come annunciato venerdì.
Martedì vedrà Gentiloni, che ha confermato che "nei prossimi
giorni valuteremo" altre "misure da prendere" per dare
all'Egitto un nuovo "segnale di insoddisfazione" visto che "il
livello di collaborazione" tra le rispettive polizie e
magistrature "si è rivelato insufficiente". Il tutto comunque,
ha assicurato, avverrà " in modo proporzionato e senza scatenare
guerre mondiali".
A conferma di indiscrezioni circolate nelle ore precedenti,
il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier
Ferdinando Casini, al Messaggero ha confermato che "si potrebbe
inserire l'Egitto nella 'lista nera dei paesi pericolosi
compilata dalla Farnesina e sconsigliarlo come meta per i nostri
turisti e ricercatori". Come noto quello italiano è il sesto
bacino più importante (più di 330 mila vacanzieri, secondo i
dati 2015) in cui pesca la cruciale economia turistica egiziana
che vale un quinto del Pil del Paese.