La Svizzera ha deciso di mettere un
freno agli stipendi d'oro e ai bonus dei manager delle
aziende quotate in Borsa, aprendo la strada alla possibilità
che anche l'intera Unione Europea adotti provvedimenti
simili.
Ieri la stragrande maggioranza (67,9%) dei cittadini
svizzeri di tutti e 26 i cantoni ha approvato l'iniziativa
avanzata da un senatore indipendente e piccolo imprenditore,
Thomas Minder, che aveva raccolto le 100mila firme
necessarie per chiedere il referendum. La proposta di legge,
che ha trovato il favore popolare malgrado l'opposizione
della locale associazione degli industriali e dei partiti di
destra, riguarda le aziende nazionali quotate alla Borsa
nazionale o in quelle straniere e prevede il limite di un
anno per il mandato dei membri del Consiglio
d'amministrazione, il divieto ad alcuni tipi di compensi,
compresi i bonus milionari quando i manager lasciano le
società e i bonus in caso di acquisizioni e vendita di parte
del business. Saranno gli azionisti, insomma, a decidere sui
compensi.
Il voto svizzero è stato accolto con favore dalla
Commissione Europea. Stefaan De Rynck, portavoce del
Commissario agli affari finanziari, Michel Barnier, lo ha
giudicato "positivo" sottolineando il "risultato
estremamente chiaro". Per la Commissione, è "importante
che al di fuori dell'Unione Europea si costruisca un
movimento a sostegno di una maggiore trasparenza nelle
remunerazioni", ha proseguito il portavoce, ricordando che i
Ministri delle Finanze della Ue si riuniranno domani a
Bruxelles per discutere "gli elementi di un accordo che
contenga un new deal per le banche".Bruxelles non ha comunque aspettato la Svizzera per agire:
proprio domani è sul tavolo dell'Ecofin il pacchetto sulle
norme di Basilea 3, che includono un tetto ai bonus dei manager,
mentre già lo scorso dicembre la Commissione aveva presentato
il suo piano d'azione per modernizzare la governance delle
società, che va proprio "nella direzione dell'obbligo di voto
agli azionisti" sulle remunerazioni. Bruxelles intende
presentare la sua proposta legislativa vera e propria "entro la
fine dell'anno", ha ricordato il portavoce di Barnier.