All'indomani del referendum per
l'annessione alla Russia, il parlamento crimeano ha proclamato
la Repubblica di Crimea come Stato sovrano indipendente nel
quale la città di Sebastopoli ha uno status particolare. A
favore 85 deputati, si legge sul sito del Parlamento. Il 96,6 per
cento dei crimei, pari a 1,2 milioni di persone, ha votato a
favore della riunificazione con la Russia nel referendum di
domenica. Lo ha reso noto con un tweet Mikhail Malishev, capo
della commissione elettorale locale, al termine dello
scrutinio.
Il Parlamento crimeo approverà oggi nel corso di una
sessione straordinaria i risultati del plebiscito e,
successivamente, chiederà al presidente russo, Vladimir Putin,
che accetti la repubblica secessionista in seno alla
Federazione Russa.
La Crimea alla Russia, Usa e Ue: illegittimoVladimir Putin sfida il mondo
e con una mossa degna del miglior Spassky contro Fischer
'conquistà la Crimea, dove un'orda di oltre un milione di
filorussi ha detto "sì" all'adesione alla Russia con percentuali
di oltre il 93%.
"Siamo tornati a casa", "Russia ti amo", gridano in centinaia
a piazza Nahimov a Sebastopoli dove, in un tripudio di bandiere
russe e sulle note dell'inno di Mosca, la festa è scattata
mentre ancora si contavano le schede. Ma d'altra parte non si
aspettavano sorprese: il "sì" è a valanga come anche
l'affluenza, alta anche nei villaggi tatari, nonostante il
boicottaggio annunciato da alcune organizzazioni della minoranza
etnica.
E mentre gli Stati Uniti di
Barack Obama e l'Europa tuonano
contro il Cremlino bollando come "illegale e illegittimo" il
referendum e annunciando sanzioni già per domani, Putin è
diventato un'icona in Crimea: guai a parlarne male, anche solo
per un attimo. Qui lo amano in tanti, soprattutto giovani,
mentre gli anziani preferiscono guadare al passato, sovietico. A
seggi ancora aperti, il signore del Cremlino ha dato la sua
benedizione: Mosca accetterà l'esito della consultazione, in
parole povere si tratta di un 'benvenutì in Russia.
Il presidente ha conversato con la cancelliera
Angela Merkel,
con la quale è in piedi una trattativa per dare luce verde a una
missione "su vasta scala" degli osservatori Osce, che per più
giorni sono stati bloccati alla frontiera settentrionale della
Crimea. Merkel, nella telefonata con Putin, ha condannato la
presenza delle truppe russe nell'area di Kherson, ultima città
ucraina prima del cancello di ingresso in Crimea. Così come il
segretario di Stato Usa
John Kerry, al telefono con l'omologo
russo
Sergei Lavrov, ha detto basta alle "continue provocazioni"
militari russe nell'est ucraino e in alcune zone contigue alla
Crimea.
Kiev, che oggi perde un pezzo di patria, ha annunciato per
bocca del ministro della Difesa Igor Teniukh una "tregua" in
Crimea con Mosca fino al 21 marzo, giorno del primo esame della
Duma russa della legge per l'annessione di terre straniere e
della firma della parte politica dell'accordo di associazione
tra l'Ucraina e la Ue. Fino ad allora, non saranno bloccate le
unità militari ucraine nella Penisola e "nessuna misura sarà
presa contro le nostre infrastrutture e i nostri siti militari"
da parte degli oltre 22mila soldati russi presenti.
E tuttavia in serata è arriva la notizia di soldati e mezzi
blindati ucraini diretti verso i confini con il gigante russo,
con tutta probabilità nelle regioni sull'orlo della guerra
civile, come Donetsk e Kharkov (come si scrive in russo).
Per ora si tratta solo di notizie trapelate sui media di Kiev,
che non hanno trovato conferme ufficiali. Se fosse vero, il
rischio che i russi decidano loro di attraversare il confine per
primi sarebbe molto concreto.
Sullo sfondo le bordate che partono da Washington, Bruxelles
e da tutte la cancellerie europee contro le mosse "pericolose e
destabilizzanti" del Cremlino, con la Casa Bianca che esorta la
comunità internazionale a intraprendere "passi concreti per
imporre dei costi" all'orso russo. L'accusa a Putin è di aver
scelto una strada che lo porterà all'isolamento. Forse andrà
così, forse no. A Sebastopoli, sede della Flotta russa sul
Mar Nero, è chiaro che il presidente russo non è affatto solo:
da piazza Nahimov in tripudio si inneggia al "ritorno a casa" e
al "leader" Vladimir.