Consiglio Europeo. Recovery Fund, c'è l'accordo. All'Italia 209 miliardi
Alle 5.32 del mattino, dopo l’ennesima notte di trattative, i leader europei hanno approvato il piano straordinario da 750 miliardi per salvare i Paesi più colpiti dalla crisi economica causata dal Coronavirus. Per convincere i cosiddetti "frugali" (Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia), l'ultima bozza proposta dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha ridotto la quota dei trasferimenti, da 500 a 390 miliardi, aumentando i prestiti, da 250 a 360 miliardi, ed eliminando alcuni programmi che non avevano già un’assegnazione nazionale certa, come il fondo per la ricapitalizzazione delle imprese europee.
"Sono le sei del mattino: siamo all'alba di un vertice lunghissimo, forse abbiamo stabilito il record e superato per durata il vertice di Nizza". Così Giuseppe Conte ha iniziato a parlare, da Bruxelles, provato dalle 92 ore di negoziato. Dopo cinque giorni di trattativa, in alcuni momenti anche molto aspra, i leader dei Ventisette hanno approvato il Next generation Ue, il "consistente" piano di aiuti destinato alle economie dei Paesi colpiti dal Covid 19. L'ammontare del pacchetto, tra sussidi e prestiti, è pari a 750 miliardi di euro, di cui il 28 per cento all'Italia, ha rivendicato il presidente del Consiglio.
"Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo", ha festeggiato il capo del governo italiano. "La nostra richiesta, la convinzione che abbiamo nutrito in questi mesi, la visione, la determinazione con cui abbiamo perseguito questo obiettivo sono state premiate". "Avremo una grande responsabilità - ha avvertito subito dopo -: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l'Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre. Ora dobbiamo correre, usare i soldi per investimenti, per riforme strutturali. Dobbiamo intraprendere il percorso di crescita economica e sviluppo sostenibile che stiamo perseguendo da anni senza raggiungerlo con efficacia. Abbiamo la concreta possibilità di raggiungere un'Italia più verde, più digitale, più innovativa, più sostenibile, più inclusiva. Di investire nella scuola, nell'università, nella ricerca, nelle infrastrutture".
Conte ha confermato che, nella ripartizione dei fondi, all'Italia saranno destinati 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 in prestiti.
"Abbiamo anche migliorato l'intervento a nostro favore, se consideriamo la proposta originaria della commissione Ue e della presidente Von der Leyen", tiene a sottolineare, "abbiamo conservato 81 miliardi a titolo di sussidi e abbiamo incrementato notevolmente l'importo dei miliardi concessi in prestito, passati da 91 a 127, con un aumento di 36 miliardi".
Il presidente del Consiglio poi ha voluto ringraziare il governo e la maggioranza che, a suo giudizio "unita e compatta", lo ha sostenuto in questa battaglia contro i blocchi dei Paesi 'frugali', Olanda, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia. E, a chi gli ha chiesto se il via libera al piano europeo rafforzerà il suo governo, ha risposto: "Il governo italiano è forte. La verità è che l'approvazione di questo piano rafforza l'azione del governo italiano perché ci permette di poterci fidare di consistenti risorse finanziarie per raggiungere quegli obiettivi che abbiamo già individuato e che ora andremo a declinare in modo concreto".
Conte poi ha annunciato che una delle priorità dei prossimi giorni sarà quella di decidere la task force che lavorerà al piano di rilancio che vorrebbe presentare all'Ue in settembre per potere accedere ai fondi. E ne approfitta per allontanare le ombre delle divergenze sul Mes dalla maggioranza. "La mia posizione non è mai cambiata. Il Mes non è il nostro obiettivo", ha assicurato. Voglio, ha proseguito, "valutare il quadro di finanza pubblica e utilizzare tutti i piani che sono nell'interesse dell'Italia. Sicuramente il piano che approviamo è la priorità. Spero che questo possa contribuire a distrarre l'attenzione morbosa attorno al Mes".
Il capo del governo ha ripercorso la difficile trattativa, che lo ha visto, fino a poche ore dalla chiusura, duettare sulla governance del fondo con il primo ministro olandese Mark Rutte. "Non avrei mai concesso a nessun Paese il diritto di veto o di intromissione sull'attuazione del piano di rilancio nazionale", spiega, dicendosi soddisfatto dell'accordo. "È giusto che ci sia un sistema di verifiche ed è giusto che sia stato concepito in relazione all'avanzamento dei progetti, all'implementazione degli stessi. Ma certo era una pretesa inaccettabile che un singolo Paese potesse decidere fino al veto dell'erogazione dei fondi ed esercitare poteri di intromissione fino a questo punto. Non l'avrei mai concesso, non l'ho concesso e sono soddisfatto del risultato". "Abbiamo - ha rivendicato - respinto tentativi insidiosi di alterare la genuina vocazione di questo progetto europeo inserendo logiche intergovernative e la logica dei veti incrociati".
Il premier ha ringraziato anche l'opposizione, che annuncia di voler convocare a Palazzo Chigi, per l'ultimo confronto, più volte rinviato e rimasto in sospeso, per chiudere il quadro sul piano di rilancio presentato a Villa Pamphilj. Il suo ringraziamento, però, ha contenuto un distinguo politico. "Devo ringraziare anche le forze di opposizione, soprattutto alcuni esponenti che, pur tra legittime critiche, hanno ben compreso l'importanza storica della posta in gioco", ha affermato, riferendosi a Forza Italia, e anche alla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che si era dichiarata al "fianco" del premier nella difficile trattativa bruxellese. Escludendo quindi la Lega di Matteo Salvini, molto critica sulle misure Ue. "Permettetemi infine di ringraziare tutti gli italiani, in questi giorni sono stato molto impegnato, non ho avuto il tempo di seguire il dibattito interno, ma ho avvertito forte il sostegno di tutta la comunità nazionale: sono orgoglioso di questo risultato, orgoglioso di essere italiano", ha concluso.