Baghdad. Iraq, la città di Ramadi strappata al Daesh
A Ramadi "non c'è più alcuna resistenza" del Daesh e "la battaglia è vinta": lo ha detto Sabah al Numan, portavoce delle unità anti-terrorismo di Baghdad che hanno partecipato all'offensiva per strappare allo Statoislamico il capoluogo della provincia di Al Anbar.
La zona in mano all'esercito è stata bonificata dalla presenza di esplosivi e si ritiene che i jihadisti non siano ora più "in grado di lanciare attacchi alle forze di sicurezza".
Ramadi, città a maggioranza sunnita a 90 chilometri a ovest da Baghdad, a maggio è caduta nelle mani dell'Is rappresentando una sconfitta imbarazzante per l'esercito iracheno, che si è ritirato all'avanzata dei jihadisti praticamente senza combattere.Dopo la liberazione di Ramadi, l'esercito iracheno punta ora alla regione di Ninive, ovvero a Mosul: con il morale a mille grazie al successo nella regione di al Anbar, i militari iracheni - supportati dalla coalizione internazionale a guida Usa - si preparano a una nuova fase della riscossa contro il Daesh. "La provincia di Ninive può diventare la prossima tappa per le forze armate dell'Iraq, siamo pronti a questo obiettivo", ha dichiarato all'agenzia russa Ria Novosti lo stesso Rasul, secondo cui i jihadisti del Califfato nero potrebbero cominciare a fuggire dall'area nel mirino ancora prima del lancio di un'operazione militare vera e propria. I vertici militari iracheni sperano che la cacciata da Ramadi contribuisca a demotivare i militanti del Daesh nel resto del Paese e a confermare la svolta a un anno e mezzo dalla conquista (senza resistenza da parte irachena) di Mosul, che il 10 giugno 2014 veniva dichiarata capitale del Daesh in Iraq.