Mondo

Guerra. Nei raid israeliani in Libano quasi 500 morti (35 bambini). Civili via dal Sud

Anna Maria Brogi lunedì 23 settembre 2024

La lunga fila di auto in fuga dalla città libanese di Sidone dopo i bombardamenti israeliani

«Non toglieremo il piede dall’acceleratore». Piace parlare chiaro, al premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo – spiega –. Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibro della sicurezza nel Nord ed è esattamente ciò che stiamo facendo».

Parla dal bunker della Kirya, il quartier generale della Difesa a Tel Aviv. Nelle stesse ore, lunedì mattina, i bombardieri sganciavano ordigni su obiettivi in Libano, nel Sud e nella valle della Bekaa. A fine giornata saranno 1.600 i siti colpiti: missili, basi di lancio, droni, ma anche edifici nei quali i miliziani sciiti di Hezbollah nascondono i razzi. In un territorio dove – come nella Striscia di Gaza, altro fronte della stessa guerra – i siti dei miliziani sono spesso abitazioni civili. Il bilancio delle vittime, per il ministero della Salute, è di 492 morti, tra cui almeno 35 bambini e 39 donne, e 1.645 feriti.

Con un paio d’ore di anticipo sui raid, l’esercito israeliano aveva inviato 80mila messaggi telefonici alle famiglie per esortarle a evacuare. Una voce registrata informava che le forze di difesa dello Stato ebraico si apprestavano ad attaccare i luoghi dove «Hezbollah immagazzina armi strategiche in edifici civili, usa la popolazione come scudo umano e la mette consapevolmente in pericolo». In migliaia hanno lasciato il Sud.

Una mossa già vista nella prima fase della guerra a Gaza. Ripete il copione dello scorso ottobre, dopo il massacro del 7, anche il videomessaggio che Netanyahu ha rivolto ai libanesi: «Per troppo tempo Hezbollah vi ha usato come scudi umani. Ha piazzato razzi nei vostri salotti e missili nei vostri garage. Non lasciate che Hezbollah metta in pericolo le vostre vite».

Raid israeliani nel Libano - Ansa


L’esortazione a «evacuare rapidamente» è arrivata persino all’ufficio del ministro dell’Informazione, Ziad Makari, a Beirut. L’obiettivo «mirato» del raid sulla capitale sarebbe stato Ali Karaki, comandante del fronte meridionale e numero 3 del gruppo. Incerta la sua sorte.

La risposta armata del gruppo guidato da Hassan Nasrallah non si è fatta attendere. Ed è andata oltre il lancio di razzi sull’Alta Galilea e sulle vicine Alture del Golan. Le sirene sono suonate nella Bassa Galilea e nella zona costiera di Haifa. Per la prima volta anche nel nord della Cisgiordania, obiettivo di missili a media gittata. I guerriglieri del “partito di Dio” (questo il significato di Hezbollah) avrebbero infatti nel loro fornitissimo arsenale, sponsorizzato dall’Iran, missili a lunga gittata Fateh e Scud (in grado di coprire distanze tra i 260 e i 500 chilometri) e missili antinave a lunga gittata (fino a 300 chilometri).

«Sto lavorando a una de-escalation in Libano» ha dichiarato il presidente americano Joe Biden, ricevendo il presidente degli Emirati Arabi Uniti. Il Pentagono ha annunciato l’invio di truppe in Medio Oriente, in aggiunta ai 40mila soldati presenti. Stando al Times of Israel, Biden avrebbe inviato di recente a Israele una nuova proposta per Gaza, non più divisa in tre fasi. Non ha invece fondamento l’ipotesi, balenata nei giorni scorsi, dell’uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar. L’esame del Dna condotto su diversi cadaveri riportati da Gaza non ha dato riscontro.

In serata il gabinetto di sicurezza israeliano ha decretato misure di «situazione speciale» in tutto il Paese: per 48 ore ampliati i poteri dell’esercito e del Comando del fronte interno, che potrà vietare gli assembramenti. Per il ministro della Difesa, Yoav Gallant, in pochi giorni sarebbe stato distrutto «tutto ciò che Hezbollah ha costruito in vent’anni. Nasrallah è rimasto solo al vertice». E il capo dell’esercito Herzi Halevi: «Stiamo preparando le prossime fasi, a breve». Non è esclusa l’offensiva di terra.

Nel suo messaggio dal bunker, Netanyahu, chiamando all’«unità», concludeva: «Abbiamo davanti tempi complessi». Non vale solo per i cittadini di Israele.